Qui all’ospedale di Chiulo, il lavoro è tanto…sai quando si comincia ma non quando si finisce. La mia giornata ha inizio con il giro visite in reparto. Da subito sono rimasto positivamente colpito dal personale infermieristico della pediatria, sempre gentile e disponibile e con una gran voglia di conoscere e crescere professionalmente. Molto spesso difatti sono gli stessi infermieri ad incalzarmi per apprendere o ripassare insieme come si monitorizza un paziente, come si effettuano le diluizioni di un farmaco o si calcolano le gocce per le infusioni. Nonostante il lavoro sia duro e spesso non manchino le difficoltà, sono questi piccoli feedback a farmi confermare ogni giorno la scelta di essere qui.

Finita la visita in reparto, si passa all’ “unità speciale di nutrizione” dove mi attendono i piccoli malnutriti che, superata la fase critica, aspettano di recuperare peso ed energie per poter tornare a casa. Il bambino malnutrito grave è sicuramente quello che mi dà più filo da torcere, perché è sempre in un equilibrio instabile e c’è il rischio che muti rapidamente in peggio. Per fortuna, però, tutte le mie preoccupazioni cadono quando mi imbatto in storie come quella di “Thickua Lukele” (letteralmente “Cosa di poco valore”), un bimbo malnutrito che la mamma ha chiamato così quasi per scaramanzia perché tutti gli altri figli sono già morti. Mi guarda imbronciato, mi sorride e tutto passa in secondo piano…paure, dispiaceri e notti insonni passate a vegliarlo.

Terminato il giro in malnutrizione, si corre a visitare in ambulatorio dove una gran moltitudine di bambini attende fiduciosa.Nel pomeriggio, dopo un pasto veloce, si torna in reparto per controllare i risultati delle analisi e per rivalutare i pazienti più gravi, mentre il walkie tolkie è sempre al mio fianco pronto a squillare in caso di emergenza.

Per quel che riguarda la cura del neonato, il lavoro da fare è tanto ma come neonatologo sono fiducioso che nell’arco di un anno si possano gradualmente introdurre quei cambiamenti necessari a migliorare la qualità della assistenza. Già in questi primi mesi di lavoro siamo riusciti ad ottenere alcune piccole conquiste come l’introduzione della profilassi con vitamina K per tutti i nuovi nati e l’educazione delle mamme in dimissione affinché imparino a riconoscere i segnali di pericolo per i loro bambini. La strada da percorrere è lunga e non priva di ostacoli ma, cercando di mantenere sempre il giusto atteggiamento, sono sicuro che molto di buono si potrà fare.

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