“Allora, avremmo da proporvi un posto in Angola: si tratta di Chiulo. E’ un posto molto bello, tranquillo, perfetto anche per Giacomo. E’ un po’ isolato e non c’è nulla, però sono certa che a voi piacerà!”

Ricordo bene le parole di Bettina, nel comunicarci la nostra destinazione: Chiulo, appunto.

Alla sua descrizione, ne sono seguite altre e la caratteristica comune era sempre una sola: a Chiulo non c’è nulla.

Confesso di aver pensato, vabbè stanno esagerando per prepararci al peggio. E invece no.

Siamo arrivati di sera, era già buio e quindi non abbiamo visto nulla di ciò che ci stava intorno.

Il mattino seguente, il solito gallo africano ci ha svegliati all’alba e così abbiamo potuto finalmente vedere cosa ci fosse fuori dalla finestra.

La casetta in cui stiamo è davvero carina: essenziale ma accogliente; Paolo ha subito fatto delle modifiche per evitare che Giacomo facesse disastri toccando tutto, ma da subito si è dimostrata perfetta per la nostra famiglia.

Accanto a noi le case degli altri espatriati, il “giardino” è di sabbia e ci sono addirittura un paio di altalene, segno della presenza di altri bimbi in passato.

La strada ci divide dall’ospedale e alla nostra sinistra abbiamo la chiesa; la strada asfaltata va a sbattere contro la chiesa e tutto finisce lì. Il paesaggio è molto secco, il Cunene è infatti una regione quasi desertica dove piove pochissimo e la siccità è uno dei gravi problemi di questa zona. Non ci sono negozi, nel mercato (piccolo!) locale si trova davvero poco: manca anche la frutta che io ero certa di trovare in abbondanza.

La città più vicina è a circa un’ora e mezza di macchina ma anche lì i due supermercati sono spesso vuoti.

Oltre la chiesa, inizia una strada sabbiosa e piena di arbusti spinosi e secchi. Diverse volte ci siamo addentrati per fare una passeggiata, verso la fine della giornata. Ci sono capanne e casette in lamiera che sbucano all’improvviso. E la domanda che ci facciamo ogni volta è come facciano a vivere lì queste persone.

Ci guardiamo intorno: non esistono pozzi per l’acqua, non esistono campi coltivati perché c’è solo sabbia, non esistono scuole o negozi… Ogni volta che ci sembra di essere arrivati all’ultima capanna, ecco sbucarne un’altra che ancora ci fa pensare: ma allora questi come faranno???

Effettivamente a Chiulo non c’è nulla, ma non è questa la prima frase che ci viene in mente per descrivere la nostra nuova vita.
Stiamo bene, ci stiamo adattando poco alla volta. La gente ci ha accolto benissimo, Giacomo è super coccolato… Ci hanno chiesto addirittura se fosse Gesù Bambino!

Le giornate passano veloci e sempre di più impariamo a stare CON l’Africa che non delude mai e che sempre sa accogliere.

Beatrice Buratti – Ostetrica

Related News