Presentato oggi a Padova, l’Annual report 2018 di Medici con l’Africa Cuamm. Una fotografia dell’impegno di un anno “con” l’Africa, per il diritto alle cure e alla salute delle fasce più bisognose della popolazione.
Un grande lavoro che ha riguardato ben 8 paesi dell’Africa a sud del Sahara (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda).
«Poter dire che abbiamo destinato oltre 35 milioni di euro all’Africa, investiti in prevenzione, cura e formazione, che significa in crescita e sviluppo per il continente più fragile, è per noi motivo di grande gioia e lo possiamo fare grazie all’aiuto di tutti quelli che hanno creduto in noi – ha detto don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm -. Tante le novità del 2018, dall’avvio dell’intervento in Centrafrica alle migliaia di mamme e bambini assistiti.
Mi piace sottolineare anche un altro dato: quello dell’impegno dei giovani italiani. Fino ad ora sono stati 177 gli specializzandi di 28, 30 anni partiti, per alcuni mesi, insieme a noi e grazie all’accordo che abbiamo con tutte le Università, ed è bello pensare che ci siano giovani che hanno voglia di spendersi per questo continente, come è importante sapere che in Italia quasi 3.000 volontari si sono mobilitati per aiutarci con iniziative di sensibilizzazione. Ci aiuta a proseguire su questa strada».
I dati nel dettaglio sono stati presentati da Fabio Manenti, responsabile dei Progetti del Cuamm: «Abbiamo assistito 190.319 parti e garantito 9.535 trasporti per emergenze ostetriche. In un paese come la Sierra Leone, in 5 ospedali, abbiamo trattato 6.996 complicanze maggiori, evitando così almeno 100-200 morti materne», ha spiegato Manenti -. Abbiamo trattato 13.660 bambini affetti da malnutrizione acuta severa. Abbiamo avviato anche un intervento per malattie croniche: 1.619 i pazienti trattati per cardiopatie croniche scompensate e 184 per ictus cerebrale; oltre 8.794 donne screenate per il tumore alla cervice e 421 (positive) trattate con la crioterapia.
Il nostro lavoro nei 23 ospedali, 15 governativi e 8 delle diocesi locali, è sempre un lavorare con il personale locale, prendendo insieme le decisioni, rafforzando le competenze cliniche e quelle manageriali».
Novità più importante e significativa del 2018, l’avvio dell’intervento in Repubblica Centrafricana.
«Medici con l’Africa Cuamm ha avviato l’intervento in Rca l’1 luglio 2018, su richiesta dell’Ospedale Bambino Gesù, del Ministero locale e della direzione del Complesso Pediatrico di Bangui, capitale del Centrafrica. Il Centrafrica è un paese grande 2 volte l’Italia, con 4,9 milioni di abitanti, di cui circa 1 milione vive in capitale. Appena uscito da un conflitto interno, non ancora del tutto sopito, si trova al 188° posto su 189 paesi secondo l’Indice di sviluppo umano – ha detto Marina Panarese, country manager nel paese -. Per questo non potevamo tirarci indietro. Il nostro lavoro nel Complesso Pediatrico di Bangui, unico ospedale pediatrico del paese e unico riferimento per le emergenze chirurgiche, ha interessato sia l’assistenza sia la clinica, sia la componente di gestione. Il Complesso conta 250 posti letto, e nel 2018, sono state effettuati: 71.407 visite ambulatoriali (di bambini sotto 5 i anni), 16.061 ricoveri (sotto 5 anni) e 2.533 interventi chirurgici».
Attenzione sempre accesa e costante sul Sud Sudan, paese fragile e con estremo bisogno di aiuto: «Il Sud Sudan è in una sorta di “emergenza cronica” – ha spiegato Chiara Scanagatta, responsabile dei progetti per il Sud Sudan -.
È una crisi che va avanti dal 2013, è stato firmato, un anno fa, un accordo di pace, ma ancora tarda ad essere implementato. Questa situazione di instabilità si riflette nella realtà quotidiana. Il Sud Sudan ha una svalutazione della moneta senza precedenti al mondo, è un paese che non ha attività produttive, né di sussistenza. Questo fa sì che la metà della popolazione sia a rischio carestia. Non ci sono servizi di base ed è venuta a mancare anche una rete di sostengo di comunità perché la popolazione è in continuo movimento, fugge all’interno del paese e nei paesi limitrofi, si stimano quasi 4 milioni di persone sfollate negli anni. In questo scenario, il Cuamm continua a rimanere, a lavorare e a impegnarsi. Un ambito in cui stiamo investendo tanto è quello della formazione: dopo le prime 20 ostetriche, diplomatesi a Lui nel 2017, ora è partito un nuovo corso. Questo dà una speranza di futuro e dimostra anche in situazioni così si può costruire qualcosa».