Da luglio 2018 in Uganda, nella regione della Karamoja, è in corso l’intervento “Nutrire di cibo e conoscenze le comunità dei distretti di Moroto e Napak”, un progetto triennale finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, di cui è capofila Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo (Amcs), partner Medici con l’Africa Cuamm, la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università Cattolica di Piacenza, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer e Informatici senza Frontiere (ISF). Il progetto ha l’obiettivo di migliorare la sicurezza alimentare e lo stato nutrizionale della popolazione Karimojong, in particolare di mamme e bambini. Allo stesso tempo, l’intervento si propone di aumentare la disponibilità di cibo nutriente, di servizi nutrizionali presso 22 centri di salute e di promuovere l’adozione di buone pratiche igienico-sanitarie, nutrizionali e agricole, nel rispetto della cultura locale. L’aspetto più rilevante dell’intervento consiste nel coinvolgimento diretto della popolazione locale, in particolare delle donne, madri single capofamiglia, rendendole protagoniste del proprio cambiamento e promotrici dello sviluppo sostenibile della propria comunità.
Nei distretti di Moroto e Napak, il team di Medici con l’Africa CUAMM è stato impegnato con attività di supporto al sistema sanitario e a livello comunitario. «Abbiamo promosso delle sessioni di sensibilizzazione e formazione degli operatori comunitari – ci racconta Simone Cadorin, capo progetto a Moroto -. In ogni sotto-contea, è stato organizzato un gruppo composto dai leader amministrativi del governo locale, delle comunità e religiosi, i rappresentanti delle scuole, e di altri gruppi come model farmers (agricoltori modello), Village Health Team (volontari comunitari che sensibilizzano le comunità e le avvicinano ai servizi sanitari) e dei gruppi di peer mothers (mamme che supportano altre mamme). Al momento sono state affrontate due delle 8 tematiche che compongono il programma, la nutrizione materna e i metodi adeguati di allattamento. Sono stati organizzati poi dialoghi comunitari che, oltre ai destinatari diretti delle attività di progetto, hanno permesso di raggiungere un numero più ampio di persone nei villaggi, inclusi gli uomini». In aree selezionate in base al numero di casi di malnutrizione diagnosticati, sono stati organizzati dei gruppi di discussione, principalmente con madri giovani e madri di bambini malnutriti. «Abbiamo organizzato degli incontri per favorire una maggiore consapevolezza comunitaria, in particolare delle fasce più vulnerabili, sull’importanza di una corretta alimentazione, di una dieta sana ed equilibrata. Gli incontri sono stai accompagnati da una dimostrazione pratica per elaborare una dieta bilanciata con i pochi alimenti a disposizione nei villaggi. Abbiamo coinvolto alcuni membri della comunità, in particolare le donne in gravidanza e le mamme, nella preparazione del porridge, un alimento estremamente nutriente per i bambini fin dallo svezzamento».
Anche a livello sanitario, sono state svolte diverse attività di supervisione e supporto presso i 22 centri sanitari coinvolti nel progetto. «Il mese scorso si è svolta una valutazione nelle 22 strutture sanitarie coinvolte – continua Simone – per fornire informazioni complete in merito ai servizi nutrizionali offerti e alla loro accessibilità, ma anche alla presenza di strutture comunitarie nei distretti e di personale qualificato. Ogni tre mesi, il nostro team ha organizzato, presso i centri di salute, incontri con i Village Health Teams per fornire assistenza all’attività di reporting e alla capacità di gestire i casi di abbandono del programma nutrizionale. Gli incontri hanno permesso di valutare la diffusione della malnutrizione, il numero di inadempienti nelle comunità e di discutere le problematiche riscontrate nell’attività di trasferimento presso le strutture sanitarie. Sempre ogni tre mesi, abbiamo previsto missioni di sensibilizzazione in zone remote, in particolare zone di montagna o zone limitrofe agli allevamenti, con difficile accesso a strutture sanitarie e scarso approvvigionamento idrico. In collaborazione con le autorità locali e con personale sanitario esperto dei centri di salute, vengono valutate le condizioni igienico-sanitarie e nutrizionali delle popolazioni, specialmente di bambini e di donne in gravidanza o in fase di allattamento, e la somministrazione di medicinali e vaccinazioni».