Mi trovo in Tanzania da quasi 6 mesi e sto collaborando con Medici con l’Africa Cuamm ad un progetto di lotta alla malnutrizione infantile acuta, una vera e propria piaga che si stima colpisca ogni anno in questo paese quasi 450.000 bambini sotto i 5 anni (di cui più di 100.000 in forma severa)… ma questa non è che una faccia della medaglia. Fermiamoci per un attimo a riflettere sul significato letterale di “malnutrizione”.

Quello che spesso arriva alle distratte orecchie di noi occidentali filtrato dai mezzi di comunicazione è il dramma dell’ipo-nutrizione, ossia un insufficiente (sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo) apporto di cibo. I determinanti di questo fenomeno sono estremamente variegati e non coinvolgono solamente la sfera economica (“non riesco a permettermi il cibo”), ma spesso sono legati a più radicati aspetti culturali ed educativi (“pur potendomi permettere il cibo, consumo sempre gli stessi alimenti”). L’iponutrizione infantile è un vero flagello sia per il presente della Tanzania (la forma acuta è mortale se non trattata adeguatamente), che per il suo futuro (i bimbi malnutriti cronicamente si ammalano più facilmente, presentano spesso importanti deficit di apprendimento e faticano, una volta adulti, ad inserirsi nel mondo del lavoro).

Si diceva però che questo è solo un lato della medaglia. La Tanzania, così come molti altri paesi in via di sviluppo in tutto il mondo, deve battagliare su un altro fronte, quello dell’iper-nutrizione, ossia di una nutrizione “scorretta” in senso opposto perché eccessiva. Il sovrappeso e l’obesità, con tutto il carico di malattie croniche che si portano dietro (diabete, malattie cardiovascolari) sono prepotentemente entrate nella “top ten” delle cause di morte in questo e molti altri paesi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai da qualche anno definito questa paradossale e triste situazione con il titolo di “Double Burden of Disease” (letteralmente “doppio carico di malattia”): in Tanzania ci si ammala e si muore sia perché non si mangia a sufficienza, sia perché si mangia troppo. La sfida che attende questo Paese in ambito nutrizionale nei prossimi decenni è molto complessa perché richiederà di essere combattuta contemporaneamente su due fronti e nessuno dei due potrà e dovrà essere ignorato.

Emanuele Bottosso
Specializzando in sanità pubblica in Tanzania con il progetto Junior Project Officer

Leggi anche la testimonianza di Emanuele su Cartoline dall’Africa, il blog su IoDonna

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