Hassan è nato a maggio nel vicino distretto di Bonthe, ma la sua mamma è mancata una settimana dopo il parto, probabilmente in conseguenza a un’infezione.
Poche settimane più tardi abbiamo accolto il bambino nel nostro ospedale, dove lo abbiamo subito ricoverato per malnutrizione. È arrivato in braccio alla sorella appena adolescente, che abbiamo scoperto avere un numero imprecisato di altri fratelli e sorelle, tutti più grandi di lei. La ragazza è rimasta con Hassan tutto il tempo del ricovero e, quando li abbiamo dimessi, sapevamo di non poter contare sull’aiuto di una levatrice o anche, semplicemente, di un adulto. Abbiamo fornito alla sorella alcune confezioni di latte in polvere, sufficiente per il fabbisogno di un mese, promettendole che gliene avremmo date altre se fosse tornata a richiederle in ospedale con il fratello. In questo modo avremmo potuto pesare e misurare Hassan per controllare il suo stato nutrizionale.
Questo metodo ha retto fino ad agosto; a settembre la sorella ha ripreso la scuola e ci ha comunicato che non si sarebbe più potuta occupare del fratello. Il padre – che, da quel che avevamo saputo, era nel frattempo ricoverato in un altro ospedale – non poteva farsi carico del bambino.
Dopo lunghe contrattazioni siamo riusciti a organizzare un incontro con l’uomo, ma non abbiamo ottenuto grandi risultati. La sua volontà era quella di abbandonare Hassan e siamo riusciti solo a convincerlo a parlarne prima con la famiglia allargata del villaggio.
Sono passati appena tre giorni, prima che lo rivedessimo, ma la sua decisione non era mutata: aveva anzi la benedizione della famiglia per lasciare Hassan al suo destino.
E il destino di Hassan ha preso le forme di una delle cuoche dell’ospedale: già mamma di un bambino di sei anni, senza un compagno a sostenerla, ha deciso che si sarebbe presa cura lei anche del piccolo Hassan.
Da allora i due vengono in ospedale assieme tutte le mattine; la donna lo lascia su un lettino del reparto malnutrizione che ormai abbiamo “riservato” a lui e va in cucina a lavorare. Durante le ore in cui restano lontani, il piccolo viene cambiato, accudito e coccolato dal resto del personale, richiamando le attenzioni di tutti.
A tre mesi, quando lo ricoverammo per malnutrizione, pesava poco più di tre chilogrammi. Ora, che di mesi ne ha sette, ha superato abbondantemente i sei chili e mezzo.
Lorenzo Stancari
Medico Capo Progetto in Sierra Leone (Pujehun)
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