In Sierra Leone Medici con l’Africa Cuamm sta poco a poco raddoppiando l’intervento. Una nuova progettualità comprende quattro nuovi distretti e serve più di 2 milioni di persone.

Nella missione di valutazione svolta dal 27 giugno al 6 luglio dal team di Padova guidato da Fabio Manenti, Responsabile dei Progetti, sono state visitate le nuove aree di intervento e così Fabio ci racconta il faticoso arrivo a Bonte, uno dei distretti coinvolti nel nuovo progetto.

«Giovedi pomeriggio, stiamo uscendo dalla casa del sindaco della città quando inizia una partita di calcio femminile nel centro della città di Bonte. È una festa, con decine di spettatori che incitano le giocatrici. Siamo sull’isola di Bonte che si raggiunge dopo due ore di barca a motore, prima percorrendo il corso di un grosso fiume e poi il mare che la separa dalla terra ferma.

Il Distretto di Bonte di cui questa isola fa parte conta 250 mila abitanti ed è un ultimo miglio tra i più difficili da raggiungere. Qui è impegnativo studiare un intervento per raggiungere le complicanze materne e trasportarle in ospedale.

L’isola con le sue numerose case diroccate in stile coloniale era agli inizi del Novecento un luogo turistico per gli Inglesi. Oggi è popolata da pescatori che possono raggiungere l’ospedale solo circumnavigando l’isola stessa, di un diametro di 40 km circa. E nell’ospedale troviamo un medico di Medici con l’Africa Cuamm che da marzo ha ridato speranza agli abitanti di questo luogo, che ora stanno “tornando” all’ospedale sempre più numerosi. Insieme a lui lavorano un medico nigeriano giunto da poco e un tecnico di chirurgia nativo dell’isola. L’ospedale, pur di ridotte dimensioni, è in condizioni discrete. Un’isola nell’isola insomma.

Ma le difficoltà non si fermano qui. Il resto del distretto è diviso in 4 aree separate da larghi fiumi transitabili con canoe o zattere che possono trasportare un’auto alla volta. Al centro di una di queste aree si trova un altro ospedale e i collegamenti sono possibili solo con mezzi a motore e barche. Insomma, un bel rompicapo disegnare un sistema efficace di riferimento per le mamme e i bambini di questa zona.

In questo ospedale incontriamo un altro esperto di salute pubblica partito con il Cuamm e un’infermiera dello Zimbabwe. Con un’ottima collaborazione con le autorità del distretto stanno disegnando il sistema più efficiente possibile: ci vorranno almeno 4 ambulanze e 3 barche a motore per consentire il trasporto veloce, che dura comunque almeno 4 ore. Una cosa inaccettabile per noi occidentali, ma l’unica scelta possibile per ora e con le risorse disponibili, là dove non ci sono strade né ponti, ma fiumi e mare da attraversare per raggiungere l’ospedale costruito dalla chiesa protestante locale, con all’apparenza maggiori difficoltà di funzionamento di quello pubblico, nonostante il supporto governativo.

Siamo solo all’inizio, la sfida è grande. L’ultimo miglio non è solo di terra rossa, ma anche d’acqua di un profondo blu».

Fabio Manenti, Responsabile dei Progetti di Medici con l’Africa Cuamm

In questi giorni è arrivata anche la notizia della firma di un nuovo Project Cooperation Agreement con l’ospedale di Lunsar. Si tratta dell’accordo annuale che regola i rapporti tra Medici con l’Africa Cuamm e l’ospedale e che concretamente definisce la continuazione del nostro intervento impegnandosi ad assicurare la gratuità dei parti assistiti nella Maternità di questo ospedale, tanto colpito dall’emergenza Ebola.

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