Sono circa 300 i casi sospetti di colera registrati in pochi giorni di febbraio nelle contee di Yirol East e di Awerial, ma il numero è destinato a crescere perché “allarmanti sono i racconti di chi arriva nei centri sanitari dai villaggi più lontani”. Sono i dati che Medici con l’Africa Cuamm riporta dalle contee di Yirol East e Awerial (ex Stato dei Laghi) dove lavora e coordina l’attività di 16 centri sanitari periferici, che fanno riferimento all’ospedale di Yirol. Si tratta di un’area che presenta diverse complessità, dalle difficoltà per raggiungere le comunità che vivono sparse lungo il Nilo e lontane dai centri sanitari, alla problematica dell’offrire servizi adeguati a una popolazione che, dal dicembre 2013, è cresciuta sotto l’influsso di migliaia di sfollati (Mingkamen, Awerial).
«Non abbiamo ancora la conferma ufficiale che si tratti di colera, ma noi che siamo lì pensiamo sia molto probabile – dice Giovanni Dall’Oglio responsabile dell’intervento del Cuamm nella zona -. Nel novembre 2016, l’intervento del Cuamm nell’ex Stato dei Laghi si è esteso fino a coprire tutte e 8 le contee (comprese quelle colpite dall’epidemia di colera), arrivando a supportare 3 ospedali e 90 centri di salute periferici, per una popolazione beneficiaria di poco meno di 1 milione di abitanti, circa 250.000 bambini con meno di 5 anni e 58.000 donne in gravidanza. Si tratta di un’area vastissima che comprende anche le sponde del Nilo e le sue isole, zone queste completamente sprovviste di alcun tipo di centro sanitario. Nemmeno un drugstore dove trovare salvavita per malaria, diarrea e broncopolmoniti. Non bisogna essere esperti di Salute pubblica per capire che quando abiti a più di 40 chilometri dalla più vicina unità sanitaria, la tua vita è appesa a un filo».
E prosegue: «Appena arrivati i primi casi sospetti di colera ci siamo attivati e abbiamo raggiunto le zone più lontane, anche utilizzando la barca dove necessario, per capire la situazione nei villaggi e portare i primi soccorsi. Ad Awerial, la situazione è abbastanza sotto controllo. Lì, oltre a noi, ci sono diverse Ong che si occupano degli sfollati e stiamo lavorando insieme per gestire questa emergenza. A Yirol East, invece, dove è presente solo Medici con l’Africa Cuamm, abbiamo attivato subito delle risposte concrete: abbiamo aggiustato pozzi nei presidi in cui mancava l’acqua, come nel centro di Adior; fornito fluidi, equipaggiamento, materiale di protezione, antibiotici e farmaci; formato il personale perché sia in grado di trattare i casi… In 12 giorni Medici con l’Africa Cuamm è riuscito a mettere in piedi 3 unità per il trattamento del colera e a breve saranno allestiti altri siti temporanei per fornire assistenza anche nelle aree più distanti».
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