Buone notizie dalla Sierra Leone: grazie al progetto “Support resident regional consultants midwives, obstetricians/gynecologists for mentoring EmONC services to improve managment and quality of care” (Supporto a ostetriche e ginecologi locali per guidare i servizi di cura comprensiva delle emergenze ostetriche e neonatali per migliorare la gestione e la qualità delle cure NdT), realizzato utilizzando fondi UNFPA, possiamo affermare che stiamo sostanzialmente raddoppiando la nostra presenza nel paese.

Il progetto è partito a gennaio 2017 e dura 12 mesi coinvolgendo quattro distretti e strutture ospedaliere pubbliche della Sierra Leone, tre delle quali nuove. Oltre al Princess Christian Maternity Hospital di Freetown, abbiamo allargato l’intervento ai tre nuovi distretti di Bo, Bombali e Bonthe, dove siamo presenti presso gli ospedali di Bo, Makeni e Bonthe rispettivamente.

L’obiettivo principale dell’intervento è migliorare l’accesso a servizi ostetrici e di cura del neonato di qualità, presso le popolazioni che risiedono nelle aree di riferimento degli ospedali coinvolti.

«Il progetto è bello – ci dice via Skype Marianna Zanette, medico capoprogetto – e vede il Cuamm impegnato sul campo sul modello disegnato con l’esperienza a Phjehun, cioè un grosso lavoro di sostegno all’ospedale e il supporto o la creazione di un sistema di riferimento. A questo proposito stiamo lavorando per formare e specializzare il personale locale, ci stiamo impegnando per far funzionare meglio gli ospedali, e per meglio intendo garantire acqua e luce che non sempre è scontato siano disponibili, e stiamo lavorando per aumentare il sistema di riferimento».

I beneficiari indiretti del nostro intervento sono le popolazioni dei quattro distretti coinvolti nel progetto per un totale di 2.874.000 persone. Se consideriamo che 1.490.000 sono i residenti della Western Area, zona dove si trova l’ospedale di Freetown già interessata dal nostro intervento, possiamo affermare che con questo progetto raggiungiamo 1.380.000 persone in più, quasi raddoppiando quindi il nostro intervento.

«Siamo l’unica organizzazione presente in sei distretti del territorio – continua Marianna – e le aspettative nei nostri confronti sono alte, visto il grande lavoro svolto a Freetown e Pujehun che ha permesso al Cuamm di essere conosciuto nel territorio. A Bonthe, una sorta di Venezia africana dove il 60% è terraferma e il 40% sono isole ad almeno un’ora e mezza di viaggio dalla terraferma, abbiamo messo in piedi un sistema di riferimento con tre barche in tre punti strategici. Questa è una zona dove nessuno ha voluto investire, ma è anche una zona dove il 40% delle persone vive sulle isole e, anche utilizzando le nostre barche, ci vogliono quattro ore per raggiungere l’ospedale».

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