Alberto Rigolli, medico ginecologo di Cremona, è partito giovedì 15 settembre per Freetown, capitale della Sierra Leone, dove sarà responsabile del nostro intervento all’interno del Princess Christian Maternity Hospital, la più importante maternità del Paese.

Alberto Rigolli lavorerà a Freetown per due anni e parte forte del sostegno dell’Ospedale di Cremona e dell’esperienza consolidata in passato in altri contesti africani, con missioni lunghe in Tanzania e Uganda (sei anni in tutto) e più brevi in Mozambico e Sierra Leone, svolte negli ultimi anni sfruttando i periodi di ferie.

 «Seguo il lavoro del Cuamm da quando ero ragazzo – racconta Alberto Rigolli – e andavo a Padova, nella sede dell’organizzazione, per incontrare i medici impegnati sul campo in Africa. Poi negli anni ’80, a soli 26 anni, sono partito anche io per la Tanzania e lì è nata anche la mia prima figlia.

Il desiderio di impegnarmi per il diritto alla salute di tutti è sempre rimasto forte in me e, ora che i figli sono grandi e tutta la mia famiglia mi sostiene, volevo rimettere la mia professionalità a servizio di chi ha più bisogno, per quel senso di giustizia che mi spinge da sempre».

Il lavoro a Freetown sarà impegnativo: ad oggi in ospedale ogni mese muoiono in media 20 madri e 70 neonati. Tutto va migliorato: l’organizzazione, le procedure, la formazione del personale, ma Alberto Rigolli non è intimorito, anzi:

«Sono contento di partire, perché sento di rimettermi in gioco su una sfida importante, consapevole che tutta l’esperienza che ho accumulato in questi anni lì può fare la differenza. È una sfida che non affronterò da solo, ma insieme a un team Cuamm già presente in ospedale, composto da un’altra ginecologa, da un medico esperto nella gestione ospedaliera, dagli specializzandi italiani che arriveranno a supporto del nostro lavoro e da un logista».

Lottare contro un triste primato

In Sierra Leone si registrano i tassi di mortalità materna e infantile più alti al mondo, stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le donne e i bambini muoiono per le complicanze legate al parto, troppo spesso non assistito in maniera adeguata, per mancanza di mezzi, per scarse capacità del personale o per ritardi nei soccorsi. Le autorità locali hanno scelto di affrontare questa piaga e per questo ci hanno chiesto di intervenire al Princess Christian Maternity Hospital, che serve un bacino di un milione di persone. Noi di Medici con l’Africa Cuamm siamo stati chiamati a fare la nostra parte e non ci siamo tirati indietro: la partenza del dottor Rigolli permetterà una presenza continuativa all’interno dell’ospedale, importante per poter tentare un cambiamento concreto.

 

Fai la tua parte

Oltre all’invio di personale specializzato, da marzo 2016 sono già stati spediti in ospedale un ecografo portatile, cinque set chirurgici per taglio cesareo e due per laparo-isterectomia ed è stato comprato anche il necessario per allestire una banca del sangue per la sala parto.

I progetti futuri per l’ospedale prevedono:

  • la ristrutturazione della sala operatoria, per garantire gli standard sanitari, e la sua riorganizzazione, per gestire al meglio il flusso dei pazienti;
  • l’invio di un secondo ecografo, di un apparecchio per l’anestesia generale e di materiali consumabili (garze, cerotti, guanti, siringhe);
  • la formazione on the job dei medici specializzandi e del personale dell’ospedale;
  • il rinforzo del sistema informatico e la mappatura delle unità sanitarie periferiche che fanno riferimento all’ospedale.

L’investimento complessivo previsto per l’anno è di 700.000 euro; tutto per rendere più efficace e tempestiva la risposta alle emergenze ostetriche e garantire quindi il diritto alla salute delle mamme e dei loro bambini.

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