Carla Marson è pronta per affrontare la gara più estrema della sua esperienza da sportiva amatoriale: la Fire and Ice in Islanda. Tra il 29 agosto e il 3 settembre percorrerà a piedi 250 km in sei tappe, all’interno di una riserva naturale non aperta al turismo. Insieme a lei altre ottanta persone: niente elettricità, nessun confort, garantite dall’organizzazione solo le tende per dormire e l’acqua potabile. Tutto il resto Carla e i suoi compagni di avventura, nonché rivali, se lo dovranno portare sulle spalle, cibo compreso.
Dotata solo di uno zaino di 13 kg alla partenza, Carla parla della sua avventura imminente come di un ritorno ad un’epoca primordiale, attraversando un territorio vulcanico dove gli astronauti vanno a simulare le condizioni della superficie lunare.
In Islanda, Carla andrà anche con una missione particolare: quella di raccogliere fondi per sostenere l’unità di riabilitazione nutrizionale dell’Ospedale di Wolisso, in Etiopia, dove regolarmente curiamo i bambini gravemente malnutriti della zona.
«È la prima volta che associo una raccolta fondi ad una mia gara. Non si usa molto in Italia, ma all’estero l’ho visto fare spesso e così ogni volta che gareggiavo mi dicevo che anche io avrei voluto dare più valore ai miei sforzi. Mia nipote Maddalena è una volontaria di Padova di Medici con l’Africa Cuamm: quando mi ha proposto di diventare una fundraiser per sostenere il progetto di lotta alla malnutrizione in Etiopia, mi è sembrata proprio l’occasione che stavo aspettando. Così in Islanda non correrò solo per me stessa, ma la mia fatica avrà un valore più grande. Io mi sento una privilegiata: soffrire un po’ mi fa bene, se aiuta chi soffre quotidianamente».
Non nuova a gare sportive faticose, per questa nuova sfida Carla si è preparata da sola, attraverso un allenamento di 4 mesi, con lunghe camminate lungo gli argini di Padova: escluso il lunedì, ogni giorno percorreva 20 km, arrivando il sabato e la domenica anche a 35 o 42 km. Ora parte con molto entusiasmo:
«Amo la natura, le emozioni che trasmette; amo cercare nella fatica la meditazione. Le Dolomiti, i vulcani, il deserto e il Circolo polare artico: i miei passi mi hanno sempre portato in luoghi particolari. Ed ora parto con il cuore più grande, sapendo che correrò anche per i bambini di Wolisso».
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