Nel 2014 a Beira, seconda città del Mozambico, l’86% dei parti è avvenuto in strutture sanitarie: una percentuale che porta il nome delle 517 donne che hanno ricevuto l’assistenza necessaria per far fronte a complicanze ostetriche e degli altrettanti neonati a cui il personale sanitario ha offerto le proprie cure (erano 150 nel 2013).
Sono questi i risultati presentati martedì 17 marzo a Beira in occasione del workshop organizzato da Medici con l’Africa Cuamm in collaborazione con l’Ospedale Centrale di Beira, con cui lavora per migliorare la qualità dell’assistenza ostetrica e neonatale anche in undici centri di salute della città.
Intorno al tavolo si sono riuniti operatori sanitari, autorità distrettuali e volontari del Cuamm per capire quanta strada è stata percorsa e quanta ancora è da fare per ridurre la mortalità materna e neonatale in un Paese dove, secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2014), 480 donne muoiono ogni 100.000 nati vivi.
«Nonostante i miglioramenti registrati nell’ultimo anno sia a livello ospedaliero che a livello dei centri di salute, in particolare per complicanze ostetriche dirette – commenta Arturo Silva, capo progetto Cuamm – ci sono ancora ostacoli da superare. La mortalità materna e neonatale è un problema globale, ma in Mozambico la situazione è critica. Vogliamo continuare a migliorare la qualità delle cure e dell’assistenza dedicate in particolare ai più vulnerabili, donne incinte e bambini».
A Beira, capitale della provincia di Sofala, Medici con l’Africa Cuamm non è sola; al suo fianco ci sono UNICEF, COOPERAZIONE ITALIANA ALLO SVILUPPO, CEI e donatori privati: un vero e proprio lavoro di squadra, che consente di incidere nel tessuto sanitario guardando anche alla formazione delle risorse umane locali, attraverso il supporto all’Università Cattolica del Mozambico di Beira.
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