Ti scrivo durante la pausa pranzo! Verso le 14.30 il generatore si spegne a meno che non ci siano urgenze. Così alle 15.00 me ne vado a casa. La casetta sta a 50 metri dall’ospedale, dall’altra parte dell’unica strada. Francesca ogni tanto finisce prima, il primo che arriva prepara da mangiare. Dopo la riunione con gli altri collaboratori torniamo in ospedale, passaggio al banco del pronto soccorso, un giro rapido tra i reparti, visione degli esami (goccia spessa, glicemia, feci e urine), e delle radiografie (fatte in un altro ospedale dove c’è una radiologia). Per le 20.00 siamo di nuovo a casa, se non ci sono urgenze. La notte siamo reperibili, walkie-talkie muniti. Domani si ricomincia alle 8.00, consegne, giro dei reparti, sala operatoria, ambulatorio. Ogni giorno. È faticoso! Le soddisfazioni ci sono, ma bisogna proprio cercarle, nascoste sotto montagne di dolore, rabbia e paura… Ragazzi giovani, bambini che scivolano via, e tu li guardi scivolare impotente. Le malattie dei poveri, tubercolosi, infezioni avanzatissime, malnutriti, addirittura la lebbra e poi malaria, malaria e malaria.. Quando muoiono i famigliari cominciano ad urlare per circa un’ora, una sorta di rito straziante. La notte ci addormentiamo stanchissimi, attraverso la zanzariera entrano i rumori della savana. Passano le settimane, chi ci saluta e chi arriva, sempre carico di entusiasmo. I miei occhi sono già pieni di immagini che mai avrei pensato di vedere, il mio telefono pieno di foto di bimbi bellissimi, le mie orecchie piene di storie incredibili, impossibili per me da comprendere fino in fondo. Settimane di sentimenti contrastanti, soprattutto rabbia e paura. Ma oggi ero sereno, senza né rabbia né paura, tornavo a casa sotto un cielo senza nuvole. C’è molta bellezza anche qui a Chiulo. Sono fortunato a poter vivere questa esperienza e a poterla condividere con Francesca. Boa noite da Chiulo, da qualche parte nel Cunene, nel sud dell’Angola.
Così lo racconta in un messaggio Whatsapp Jacopo Guerrini.
Chiulo, l’ospedale in cui ha lavorato, serve una popolazione di quasi 230.000 persone, che vivono all’ultimo miglio del sistema sanitario angolano. La regione del Cunene, dove sorge l’ospedale, è infatti una delle più povere dell’Angola. Anche per questo l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm, coerente con il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni” attivo in Angola e in altri sette Paesi africani, andrà nei prossimi anni nella direzione di una maggiore assistenza delle future mamme e dei loro bambini. Per questo siamo contenti degli ultimi dati ricevuti: nel 2015 i parti a Chiulo sono stati 1.282, nel 2016 1.559. La media del numero di parti nel primo semestre del 2016 è stata di 107 al mese, nel secondo semestre di 153 al mese. Una crescita dovuta anche alla Casa de Espera (Casa d’attesa) adiacente all’ospedale, che è passata dall’accogliere in media 47 donne nel primo trimestre a 100 nel secondo, cioè più del doppio.
Sono questi dati relativi alla salute materno-infantile che abbiamo presentato in un recente incontro al dottor Eleuterio Hivilikwa, viceministro della Salute. Sebbene il tasso di mortalità materna resti elevato, soprattutto nelle zone rurali, ha sottolineato il viceministro
il lavoro del Cuamm nella zona del Cunene e a Chiulo in particolare rappresenta un apporto fondamentale alla salute del paese.
Con l’obiettivo di migliorare l’assistenza alle donne durante il parto, il governo sta anche pensando a una collaborazione con il Cuamm nella formazione del personale medico, per permettere a questi operatori di acquisire più competenze tecniche (sorpattutto in Ostetricia).
Allo stesso tempo, è stata fatta una visita congiunta al DAT (Dispensario antitubercolare) e all’ospedale sanatorio, due centri di riferimento per il trattamento della tubercolosi (TB) rispettivamente per la Provincia di Luanda e a livello nazionale. Gli operatori di Medici con l’Africa vogliamo capire meglio quali sono le più gravi difficoltà nella gestione e nel trattamento della malattia ed capire come intervenire a supporto del sistema vigente, data la grande diffusione della TB nel paese. Il Cuamm collabora già con questi due centri attraverso il progetto “Improving Diabetes and Hypertension Diagnosis in TB Patients”, finanziato dalla World Diabetes Foundation. Il progetto mira a creare e aggiornare un database che raccoglie i dati epidemiologici sulla prevalenza del diabete tra i pazienti affetti da tubercolosi.
Incontrare il viceministro Hivilikwa è stato davvero importante per provare a rafforzare la collaborazione tra il Cuamm e il Ministero della Salute angolano (MINSA, Ministero da Saude). Durante l’incontro il viceministro ha individuato le aree considerate prioritarie per il Ministero: controllo della tubercolosi, salute materno-infantile e malnutrizione. Il Cuamm, presente in Angola dal 1997, ha già al suo attivo diversi progetti nei tre ambiti di intervento.
La diffusione della tubercolosi nel paese è una delle preoccupazioni più grandi, ci dice il ministro. Secondo i dati del “Report annuale 2015 del Programma Nazionale di Controllo alla Tubercolosi”, la malattia è considerata la terza causa di morte in Angola e colpisce principalmente la popolazione compresa tra i 15 e i 39 anni. Nel 2015 sono stati diagnosticati circa 61.000 casi di TB, di cui i nuovi casi sono stati 54.739, che corrispondono al 89.6% del totale dei casi notificati. Di questi il 98.2% si concentrano nella provincia di Luanda. La situazione è sicuramente peggiorata con il prolungarsi della crisi economica che ormai da tempo ha colpito l’Angola e attualmente nel Paese non si trovano più i farmaci di prima linea necessari per iniziare il trattamento.
L’incontro con il ministro della Salute è stato un momento importante per confermare i buoni risultati raggiunti grazie alla collaborazione con il Cuamm e un motivo per rinnovare la fiducia nel lavoro che Medici con l’Africa da sempre porta avanti nell’ultimo miglio. La strada da percorrere insieme per migliorare la salute del paese è ancora lunga, pur orgogliosi dei risultati raggiunti vogliamo affrontare insieme le nuove sfide che ci attendono.