Carissimi,

da pochi giorni sono rientrato dalla Sierra Leone dove ho incontrato autorità, operatori sanitari, popolazione locale e ho misurato con mano la complessità della situazione. Nei giorni che ho vissuto sul campo ho raccolto alcuni brevi appunti che trovi qui, per trasmettervi con la mia testimonianza diretta l’importanza di quanto stiamo facendo.

Da un lato, dare agli operatori sanitari tutti gli strumenti di protezione di cui hanno indispensabile bisogno: a partire dall’ospedale e, con grande difficoltà, anche i centri sanitari, sono stati dotati di materiale protettivo, formati sull’epidemia e sulle procedure di prevenzione e protezione, incluse quelle riguardanti la sepoltura in biosicurezza dei corpi dei pazienti deceduti. Dall’altro continuare nel lavoro di identificazione, isolamento e trattamento dei malati: è stato avviato un sistema di triage per l’identificazione dei casi sospetti nei centri sanitari. Questi ultimi sono trasferiti in isolamento presso una tenda allestita ad hoc in una zona isolata dell’ospedale, provvista di passaggi separati per pazienti, operatori e familiari a seconda dei livelli di rischio. I campioni di sangue sono inviati al laboratorio dell’ospedale regionale di Kenema. I pazienti trovati positivi a EBOV sono trasportati direttamente da Pujehun al reparto Ebola di Kenema. Insieme a questo si continua la sensibilizzazione delle comunità, ricerca dei contatti e controllo del territorio. La risposta delle comunità è tuttora influenzata dalla paura e dal rigetto dei provvedimenti.

In questi ultimi giorni si è dunque aperto un nuovo fronte di difficoltà, come testimonia la nostra Clara anche nel suo ultimo rapporto:

Ieri sono stata a Zimmi assieme alla nutrizionista del DHMT dove ho trovato una situazione pesante. La popolazione è a dir poco terrorizzata. Abbiamo fatto il viaggio in macchina passando da Bo, Kenema e Zimmi. Totale 12 ore di viaggio (andata e ritorno) su strade veramente difficili da percorrere. Abbiamo passato diversi check point senza problemi visto che siamo team sanitario ma normalmente nessuno può entrare ed uscire da Zimmi. Raggiungere Zimmi via strada è quindi da scartare. Ci rimane la solita strada con il fiume da attraversare. L’attraversamento con ferry boat è sospeso e continuerà ad esserlo ancora per settembre e forse, se le piogge continuano con questa intensità, anche ottobre. Già Don Dante aveva contattato un proprietario di una barca (dicono grande) per trasportare cibo e personale con relative motociclette…. Cosa serve? Acqua, luce, mobilio, latrine, docce, un inceneritore e una cucina: non esiste nessuna struttura da adibire a cucina e sicuramente va costruita in materiale locale, i soliti contenitori per acqua, lampade portatili, telefoni per comunicare con rispettive ricariche, gasolio, farmaci, materiale di protezione personale, disinfettanti. I locali non hanno nessuna possibilità di sostenere i costi per gasolio e manutenzione dell’ambulanza. C’è bisogno anche di cibo per la popolazione. In effetti Zimmi è chiusa, gli spostamenti della popolazione sono vietati e di fatto la cittadina (anche se non ufficialmente) è in quarantena. Quindi non possono recarsi all’ospedale di Kenema, non possono acquistare cibo e continuare i normali scambi e commerci
(Clara Frasson, 6 settembre 2014)

La situazione è davvero drammatica e ci sentiamo interpellati nel vivo. Dobbiamo continuare a garantire in primis i servizi sanitari di base. A Pujehun, ci sforziamo di mantenere aperti i servizi di emergenza chirurgica, ostetricia e pediatrica e a sostenere i centri sanitari periferici. Il sistema sanitario deve dare segnali concreti che i servizi funzionano, sono efficaci e sicuri, nonostante l’epidemia. Ma anche le necessità circostanti chiamano in causa: dobbiamo fronteggiare l’epidemia in modo sempre più ampio. A Zimmi c’è bisogno del nostro supporto in tutte le componenti logistiche e assistenziale, ma anche di aiuto per la carenza, sempre più evidente, di cibo e derrate alimentari.

Abbiamo toccato con mano il vostro sostegno e la vicinanza fattiva e concreta. Sono certo che continuerete a farlo, in questa condivisione profonda tra noi qui e i nostri sul campo. Restiamo vicini nel pensiero e nella preghiera.

Un saluto riconoscente e affettuoso a tutti.

don Dante Carraro, direttore Medici con l’Africa Cuamm

 

Cosa puoi fare

Con 10 euro assicuri materiale informativo e di sensibilizzazione alla popolazione locale
Kit informativo e di sensibilizzazione

Con 20 euro garantisci il trasferimento del paziente sospetto dalle unità periferiche all’ospedale
Trasferimento pazienti all’ospedale

Con 30 euro copri i costi di analisi e test di controllo
Analisi e test di controllo

Con 100 euro assicuri i kit completi di protezione individuale: guanti, occhiali, camice, maschera, copri scarpe o stivali, copricapo
Kit di protezione individuale

 

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