Basta dire Pujehun e strappi un sorriso, adesso, in Sierra Leone. «The first» dice la gente e talvolta ti saluta alzando la mano in segno di vittoria; «Se ce l’avete fatta voi, ce la facciamo anche noi». Il pericolo “Ebola” non è finito, è sempre in agguato ma sta calando. La gente non vede l’ora di riprendere la vita normale. Da qualche giorno i mercati durante il fine settimana posticipano la chiusura alle 18 e a fine marzo riprenderanno finalmente anche le scuole.

  • Ospedale di Pujehun

All’ospedale di Pujehun stanno aumentando le complicanze ostetriche che vengono trattate (da 26 in dicembre a 46 in gennaio), segno che il sistema di ambulanze per il trasferimento delle donne dai centri sanitari periferici ha ripreso a funzionare e cresce. La gente ha meno paura e viene con più facilità. Mantenere aperto l’ospedale mettendolo in sicurezza è stata sicuramente la scelta che andava fatta e i risultati sono buoni.

Tutto questo è stato possibile grazie all’aiuto di molti, cittadini e istituzioni tra le quali il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che ha contribuito a supportare il nostro lavoro in risposta all’epidemia di Ebola.

Più che le tante parole o meeting contano i fatti. La gente e le istituzioni lo sanno. E ti chiedono aiuto, anche in altre aree e ospedali. A inizio anno avevo visitato Lunsar: ospedale a nord ovest del Paese, a circa due ore di macchina da Freetown, gestito dal Fatebenefratelli, chiuso da agosto dopo che aveva perso, uccisi dall’Ebola, il dottor Brother Manuel, spagnolo, e sette membri dello staff locale. Brother Micheal, l’amministratore dell’ospedale, oltre agli ambulatori, vuole riaprire ora anche i servizi chirurgico-ostetrici e di ricovero. Un nostro chirurgo è già partito e a breve arriverà anche l’internista, affiancati da un medico dello Spallanzani.

  • Lunsar, i bisogni e le risposte

I bisogni della popolazione sono urgenti e gravi: 500.000 persone, 22.000 gravidanze attese e 3.300 parti complicati che ad oggi non hanno risposta. Se ci pensi non dormi di notte! E da questi parti l’Ebola continua a far paura. Nell’ultimo mese infatti, solo nel distretto di Port Loko, dove c’è l’ospedale, ci sono stati 112 casi, molti meno di un mese fa ma ancora tanti! Non siamo specialisti di Ebola, ma aiutare un ospedale a riprendere fiato e sostenere i nostri colleghi locali, fianco a fianco, a servizio della gente, lo sappiamo e dobbiamo fare. L’ospedale assomiglia a un fortino. A presidiare l’ingresso una pattuglia di operatori locali capitanati da un dottore americano. Fanno la guardia e controllano tutti. 24 ore su 24. Sono armati di tuta, elmetto, occhiali, mascherina, guanti, stivali e pistole infrarosse per la temperatura. Il virus non deve entrare in ospedale….. e così non entrano nemmeno i pazienti e l’ospedale è vuoto.

Nuovo impegno del Cuamm a Lunsar, Sierra Leone

Lunsar, 29 gennaio 2015 – La firma dell’accordo per definire l’intervento del Cuamm sugellata dalla stretta di mano tra don Dante e Brother Micheal

La sfida è impegnativa e difficile: alzare il livello di sicurezza interna dell’ospedale e ridurre le difese all’ingresso, favorendo l’accessibilità della gente e dare finalmente cura alle mamme, ai bambini, ai papà finora senza risposte. Servono dedizione ed esperienza, passione e lucidità, vicinanza e attenzione, coraggio e concentrazione. Accompagnateci con la preghiera.

don Dante Carraro
direttore Medici con l’Africa Cuamm

Leggi anche il nostro blog “Diario da Ebola” on line sul sito di Rainews24

 

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