Carissimi,

la parola “resistere” non basta a esprimere la realtà di questi ultimi giorni in Sierra Leone. Certo è una dimensione fondamentale del nostro lavoro: siamo impegnati con ogni sforzo a contenere il diffondersi dell’epidemia, mettendo in campo ogni possibile azione per ridurre la forza distruttiva di questo male. Insieme a questa parola cerchiamo di viverne un’altra: “consolidare”. Rendere più forte ciò che è fragile, sostenere un sistema sanitario già debole e che adesso rischia di crollare sotto il peso della paura e della mancanza di risorse umane e finanziarie. È questo il nostro duro ma fiducioso impegno di questi giorni.

  • Ancora sul campo

Con una rassicurazione in più: la positiva conclusione del periodo di isolamento precauzionale dei nostri due operatori sanitari rientrati in Italia lo scorso 16 ottobre. Passati i 21 giorni di osservazione, nel rispetto delle linee guida condivise dal Ministero della Salute e a tutela della sicurezza della comunità d’appartenenza, Chiara ostetrica e Paolo (medico chirurgo) stanno bene e possono tornare alla loro vita ordinaria. Intanto il team di Medici con l’Africa Cuamm sul campo si è rafforzato anche con l’arrivo il 9 novembre di un’infermiera, Mariangela.

Tuttavia, l’incidenza dell’Ebola in Sierra Leone, cioè il numero di nuovi casi alla settimana, non accenna a diminuire. Così ci aggiorna Enzo il 6 novembre:

L’epidemia è in leggera crescita. Nelle ultime 4 settimane si sono registrati rispettivamente 364, 362, 401 e 439 nuovi casi confermati. Pujehun, il distretto rurale a sud del Paese che conta 350.000 abitanti nel quale il Cuamm è impegnato, si conferma comunque come uno dei distretti meno colpiti. C’è sempre il rischio di un focolaio epidemico, come successo a Koinadugu, dove a fronte di 0 casi fino a settembre, ci sono stati 15 casi in ottobre e 23 in novembre, di cui 15 nella stessa giornata del 5. Si conferma la tendenza dell’epidemia a colpire le città di Freetown e Makeni (Bombali), così come le aree urbane di Port Loko e Western Rural, mentre in Kenema e Bo la trasmissione appare ridotta. Nel complesso la capacita di risposta sembra adeguata, ed i risultati dei test inviati a Bo arrivano a Pujehun in meno di 24 ore per cui ci consentono una efficace gestione dei casi. Gli ultimi 2 casi positivi di Pujehun sono stati importati da Bo, ma sono stati riconosciuti in tempo e finora non sembrano aver contagiato altre persone.

E Clara spiega sempre in un messaggio del 6 novembre, con maggiore dettaglio:

Le 16 persone in quaratena a Dumagbe per avere avuto contatto con il ragazzo ricoverato a Zimmi e poi trasferito a Kenema, finiranno il periodo di quarantena domani. A Malen (a circa 12 miglia da Pujehun), ci sono 109 persone in quarantena dal 29 di ottobre per avere avuto contatti con i due giovani ricoverati il 27 all’Holding Centre di Pujehun e trasferiti il 28 ottobre al centro di trattamento a Bandajuma. Il Cuamm per questi 109 ha provveduto alla loro alimentazione durante il periodo di quarantena. Si continua a supportare le varie attività di sorveglianza con supporto tecnico e gasolio per ambulanze, motociclette e supervisione.

  • Lavori in corso

Dall’inizio dell’epidemia, il nostro team è intervenuto per la messa in sicurezza dell’ospedale di Pujehun, la costruzione di un centro di isolamento nell’area di Zimmi (focolaio dell’epidemia nel distretto), la formazione di oltre 300 contact tracers, impegnati nel tracciamento dei casi e nella ricerca dei sospetti capanna per capanna, villaggio per villaggio. E aggiunge così Guido:

La costruzione del nuovo Holding Centre (centro di isolamento) a Kpanga, 5 chilometri dall’ospedale di Pujehun, è andata avanti in maniera rapida; ci sono tanti lavoratori del posto ed è un vero e proprio cantiere! Solo alcune difficoltà iniziali per reperire la macchina livellatrice; in seguito tutto liscio e rapido.

Il centro di isolamento CUAMM in Sierra Leone

L’area in cui sta storgendo il centro di isolamento, a 5 km da Pujehun

Riprende Enzo:

La ristrutturazione della casa per lo staff è quasi terminata, è iniziata copertura dei camminatoi, in arrivo domani generatore e termine trasporto ghiaia. Impianto elettrico terminato, prevede anche 3 fari sugli alberi per illuminare il centro. Ordinato tutto l’arredamento per la casa dello staff. Sabato il Presidente della Repubblica dovrebbe visitare Pujehun e anche il nuovo Holding Center. Data prevista per il termine lavori, il 12-13 novembre. C’è bisogno ancora di tanto materiale di protezione, una lista inviata in Italia per acquisti o donazioni è in attesa di risposta concreta.

Anche a Zimmi le attività di costruzione continuano, adesso stiamo finendo la casa per il personale, continueremo con cucina e lavanderia per il centro di salute e se riusciamo a far tornare i conti, procederemo anche con la costruzione degli ambulatori per le attività materno-infantili, il laboratorio, gli uffici e il magazzino per i farmaci.

Resistere e consolidare vuol dire questo, come precisa la stessa Clara:

Ogni giorno ci si incontra al District Council con il “District Ebola response centre” per decidere un piano di azione e direi che finalmente si riesce a coordinare i vari interventi e a dare risposte immediate alle varie situazioni di emergenza. Al meeting di stamattina si è discusso su come sensibilizzare autorità e popolazione sull’importanza per le donne di tornare a partorire nelle istituzioni sanitarie, di portare i bambini alle vaccinazioni, controllo della crescita, cure. L’ossessione Ebola si sta attenuando e in questo momento tutte le forze scese in campo per combatterla dovranno operare per guadagnare nuovamente la fiducia della popolazione. Tutti noi abbiamo avuto paura di svegliarci al mattino con la febbre ma spero che con il tempo questa non sia più la paura di finire in centro di isolamento ma invece un motivo per farsi curare in una delle unità sanitarie del distretto; e non solo per Ebola ma anche per i bisogni sanitari essenziali come è per una mamma la possibilità di partorire in sicurezza e per un bambino essere curato da una “normale” malaria cerebrale o dalla malnutrizione”. Questo è il fronte che si aggiunge: vincere la paura, ricostruire la fiducia, realizzare gli interventi strutturali urgenti nell’ospedale per riportare la popolazione ad utilizzare i servizi sanitari, per dare un minimo di assistenza alla popolazione terrorizzata e scoraggiata.

È un impegno gravoso, ma sentiamo che questo esprime il senso della nostra missione: condividere il dolore, ricostruire la speranza, non arretrare di fronte alla fatica e alla paura. I bisogni continuano a essere immensi, ma noi vogliamo fare la nostra parte e sappiamo di poter contare sull’amicizia e l’affetto di tutti voi.

Grazie! Restateci vicini anche nella preghiera.
Un abbraccio,
Don Dante Carraro
direttore di Medici con l’Africa Cuamm

 

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