Nell’ambito del progetto “Una vita per una vita”, Valder Adamo dell’Azienda Ospedaliera di Pordenone, Solvenio Caroti dell’Ulss 13 Mirano – Ospedale di Dolo e Giuliano Carlo Zanni dell’Ulss 6 Vicenza, hanno visitato gli ospedali di Mikumi e Tosamaganga in Tanzania accompagnati da Giovanni del Frate, ex primario di ginecologia a San Daniele del Friuli, membro del Collegio dei primari e medico Cuamm con lunga esperienza d’Africa.
A lui è affidato il racconto di una breve, quanto proficua esperienza di una sanità “altra” rispetto a quella quotidianamente vissuta e praticata, arricchito di aneddoti e riflessioni personali.
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di Giovanni Del Frate
23 febbraio 2014
Dopo la prima notte trascorsa a Dar es Salaam nella guest house di Medici con l’Africa Cuamm, attraversiamo nel pomeriggio il difficile traffico domenicale per incontrare Giacomo Giovannini, country manager Cuamm, che subito ci introduce nei complicati meandri della cooperazione internazionale. A cena, Valter, Solvenio e Giuliano hanno modo di fare mille domande a Giacomo che, ricco della sua esperienza in tanti Paesi, si presta a inquadrare le situazioni del Sud del mondo con un’aneddotica infinita.
24 febbraio 2014
Partiamo per Mikumi verso le 9 sperando di evitare il traffico del lunedì mattina; restiamo comunque imbottigliati nella coda infinita di camion, bus, vetture e taxi collettivi a 3 ruote. Quando finalmente il traffico comincia a scorrere, si raggiunge il limite di 50 chilometri orari con due pattuglie di polizia pronte a “beccare” chi sgarra. Durante il viaggio, Gaetano Azzimonti, capoprogetto Cuamm, ci introduce con la dovuta pazienza alle problematiche dell’assistenza sanitaria di base in queste realtà; Solvenio raffronta le situazioni con le problematiche italiane, Valter cerca di capire il contesto, Giuliano ascolta, interiorizza e interviene con rara perspicacia. Gaetano raccoglie tutti gli stimoli e ripropone letture sempre più coinvolgenti; a fine serata, adeguatamente introdotti, siamo pronti per visitare l’ospedale l’indomani.
25 febbraio 2014
In mattinata andiamo a visitare l’ospedale di Mikumi, la cui storia ci viene spiegata da Gaetano: il balzo in avanti del numero di parti assistiti conferma il riconoscimento del ruolo di questa struttura da parte delle autorità e della popolazione locale. Sister Max descrive il percorso dei pazienti e ci mostra i singoli ambulatori e uffici. La nuova Maternità, da poco inaugurata, accoglie una decina di partorienti e fresche puerpere. Sul lettino per la rianimazione neonatale, 4 neonati sono sotto la lampada. Durante la nostra visita salta l’energia elettrica; dopo un po’ un’ostetrica va ad attivare l’energia alternativa per il lettino. Tutti i miei “compagni di viaggio” cominciano a rendersi conto di come sia difficile mantenere in questo contesto la qualità dell’assistenza ad uno standard accettabile, pur profondendo tutte le risorse.
Proseguiamo per Tosamaganga: Gaetano alla guida si trova alle prese con sorpassi di mezzi incidentati nei posti meno indicati, i soliti limiti di velocità e polizia fornita di radar. Mano a mano che ci si addentra nel paese, le case diventano sempre più povere, cedendo il posto a capanne di fango e stoppie. Arrivati a Ipemba, nel cortile di Medici con l’Africa Cuamm troviamo ad accoglierci l’inossidabile Teresa Saglio, in Tanzania dal 1978, e Pierino dal sorriso a 32 denti.
Gaetano ci porta in visita all’ospedale ripercorrendo le origini del luogo, dai missionari benedettini della fine Ottocento, passando per i padri della Consolata, fino ai progetti attuali con le criticità del momento. Ammiriamo la struttura dell’ospedale e la nuova Pediatria da inaugurare. Qui ci introduce Corrado Cattrini, pediatra, che subito ci accoglie con franca cordialità. Tra i casi pediatrici ci colpisce una ragazza di 17 anni, probabilmente HIV positiva, con un bimbo di 1 anno che pesa 3,5 chilogrammi. Gaetano si premura subito di tranquilizzarla garantendole il denaro per il cibo, perché altrimenti, spiega, “scappa e tutti e due si perdono”. Mentre usciamo dalla Maternità, sopraggiunge la capo-ostetrica che spinge una barella con una donna proviente da un vicino centro di salute: il suo è un caso di placenta previa. La capo-ostetrica dichiara che non c’è più battito; le chiedo se le hanno preso la pressione arteriosa, innocentementemente mi dice di no, “non c’era l’apparecchio”, ma gliela prenderanno.
26 febbraio 2014
Gaetano decide di portarci a visitare il centro di salute di Kiponzelo. Già la strada ci fa capire le problematiche di accessibilità: bianca, a schiena d’asino, tormentata dalle erosioni dovute alle piogge. Si procede incrociando bambini, alcuni festosi, altri impegnati nella guardia alle greggi, donne che lavorano i campi con il figlio più piccolo sulla schiena; qualche maschio qua e là. Schiviamo una serie di giovani su biciclette cariche di taniche di pombe (fermentazione di mais) da vendere al minuto. “Gli uomini si ubriacano e poi maltrattano le donne”, commenta Gaetano.
Ci accoglie al centro di salute un Aid Medical Officer, che gentilmente ci descrive il funzionamento della struttura: ante-natal clinic, vaccinazioni, under five clinic, sala parto (280 parti/anno). Si sofferma sulle difficoltà per il trasporto dei pazienti in ospedale che dista 30 chilometri da qui e, orgoglioso, ci fa vedere in un’angusta stanza l’attrezzatura già arrivata per approntare una sala parto per i cesarei. Sono state trasferite 12 donne in un anno. In quanto Aid Medical Officer, ha imparato a fare i cesarei e quindi vuole farli; peraltro il governo ha stabilito così nella sua pianificazione a tavolino, come pure ha ratificato che si possa partorire anche nei dispensari (intorno al centro di salute di Kiponzelo ce ne sono ben 7), dove spesso non nascono più di 10 bimbi all’anno. Gaetano ci illustra i risultati di uno studio fatto in merito, dimostrando la pericolosità, la dispendiosità e l’inefficenza di una tale pianificazione; è in corso la sua battaglia per convincere politici, responsabili locali e operatori sanitari. Ha tutta la nostra condivisione e appoggio, ma sarà dura.
Nel pomeriggio, una volta rientrati, Gaetano ed io ci scambiamo alcune idee per promuovere la crescita della qualità delle prestazioni materno-neonatali. Insieme valutiamo anche la possibilità di attivare dei periodi di frequenza tutorata da parte di ostetriche italiane a Tosamaganga. Dopo l’arrivo del nuovo ginecologo, potremo mettere in atto questi progetti.
27 e 28 febbraio 2014
A bordo di una jeep ci mettiamo in viaggio verso il Ruaha National Park. Il percorso è già un’avventura: una ruota bucata, la lunga attesa dei pezzi di ricambio sotto l’ombra di un’acacia, i tentativi di guadare un fiume per poi estrarre la jeep con legna e sassi recuperati intorno. Le due giornate trascorrono scandite da scorci di una bellezza indescrivibile, incontri inattesi di animali tra i quali un’infinità di elefanti che, con i loro barriti a difesa dei piccoli, ci inducono alla prudenza.
Rientrati a Tosamaganga, ci stringiamo intorno alla “grande famiglia del Cuamm” per l’ultima serata che trascorriamo in una pizzeria scovata da Gaetano: con noi c’è anche sua moglie, una ruandese rifugiata in Tanzania, e le due figliole, Corrado, effervescente e coinvolgente più che mai, e due studenti di medicina in visita a Tosa.
1 marzo 2014
Partiamo per Dar es Salaam. Solvenio e Giuliano mi tempestano di domande frutto degli input ricevuti, delle riflessioni, degli scambi di idee, dei confronti non sempre univoci. La full immersion nelle attività di Medici con l’Africa Cuamm ha sconvolto tutti; la realtà supera sempre ogni immaginazione. Tutti avvertono l’urgenza di un impegno più profondo e proficuo per il Cuamm.
Il traffico allucinante ci riporta al presente; un’autocisterna fuoristrada con il rimorchio ribaltato dall’altra parte della strada, autobus in gara con sorpassi da brivido, tir che ti sospingono fuori strada. Per fortuna c’è Robert, l’autista, che con la sua esperienza e perizia ci porta in salvo.