Quando sei in Africa invece è tutta un’altra storia: può capitare che fare la besciamella per le lasagne diventi un’impresa quasi impossibile e puoi scordarti del pandoro se qualcuno non si ricorda di spedirtelo per tempo. E poi c’è il caldo. Forse la cosa più strana per noi italiani, che addirittura a volte abbiamo un maglione di lana speciale da indossare solo il giorno di Natale.

Ma come si trascorrono le festività in Sud Sudan?
Ilaria e Flavio ci hanno mandato questo racconto da Yirol a riprova che, anche se lontani da casa e in un altro continente, l’atmosfera di famiglia non è poi così diversa.

A Yirol non ci sono molte attrattive mondane o turistiche. Ma il Natale come si sa, va rispettato in qualsiasi parte del mondo. Prima di tutto la messa di mezzanotte: la notte del Natale abbiamo tentato di entrare nella grande chiesa dei comboniani vicino al nostro compound. Un brulicare di gente gremiva il parco intorno la Chiesa e la Chiesa stessa. Ilaria, nostra amministrativa, è riuscita ad entrare, ma è uscita poco dopo: sembrava di essere ad un concerto, tutti ammassati e tanto caldo. Siamo però riusciti a seguire una parte della messa di Natale dalla finestra, ritrovandoci come tetto tutte le stelle del cielo e beneficiando di un po’ di fresco nella notte africana.

Il giorno di Natale abbiamo fatto del nostro meglio per organizzare un pranzo adeguato da veri italiani: pasta al forno con besciamella alla yirolese. Davvero difficile trovare latte che non fosse in polvere ma grazie alla tenacia di Marina, la nostra pediatra, ci siamo riusciti! Nel pomeriggio è toccato ai nostri colleghi kenyoti e ugandesi mettersi al lavoro per preparare la cena: chiapati e arrosto di maiale (più fritto che arrosto). Si può dire che rispetto alla nostra usuale dieta a base di riso e fagioli la giornata è stata abbastanza soddisfacente!

Qui in Sud Sudan si festeggia anche Capodanno. Abbiamo cenato con pizza sud sudanese, davvero ottima, e allo scoccare della mezzanotte abbiamo brindato attorno a un panettone arrivato dall’Italia con una bottiglia di vino rosso che qualcuno di noi teneva in serbo per le grandi occasioni. Naturalmente tutto scandito dai ferrei orari del generatore… Però era comunque Capodanno e fino all’una e mezza siamo riusciti a tenere la luce accesa e non ci siamo fatti mancare nemmeno il trenino al ritmo di “Disco Samba”.

La mattina del primo gennaio si torna alla normalità, come se fosse un giorno di lavoro qualunque. Avevamo già programmato un intervento chirurgico su un bambino nato da 4 giorni per la correzione di una malformazione all’intestino che non gli permetteva l’alimentazione. Non potevamo farlo aspettare.

Il delicato intervento ha richiesto tutta la mattina sia per i preparativi tecnici che per la necessità di provvedere a tutto ciò che poteva essere utile in sala operatoria per un bimbo cosi piccolo. Elias, chirurgo del Cuamm originario dell’Uganda, ha eseguito l’intervento; Marina ha eseguito l’anestesia e tutta la terapia di supporto mentre Flavio, in qualità di direttore dell’ospedale, si è preoccupato di mandare a prendere il personale per far partire il generatore e far funzionare tutta l‘attrezzatura della sala operatoria.

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Uno scatto del delicato intervento fatto all’intestino del bimbo nato da quattro giorni.

L’intervento è riuscito e ora, a distanza di 4 giorni, il bimbo si alimenta regolarmente al seno della mamma. Quando sarà più grande si potrà poi programmare un successivo intervento per la correzione completa della malformazione. Inutile dire che questo risultato positivo, in mezzo alle difficoltà che dobbiamo superare ogni giorno, fa parte di quelle piccole gioie e soddisfazioni del proprio lavoro in questa parte di Africa tanto povera e tanto distante, non solo dal punto di vista chilometrico, dal nostro mondo italiano.

La vita qui a Yirol è fatta di queste cose: il lavoro in ospedale o nelle strutture sanitarie periferiche e la vita comunitaria tra noi del Cuamm, italiani, ugandesi, kenyoti e il personale locale. Forse anche a causa della lontananza delle nostre famiglie in Italia, ci si sente più uniti con le persone con cui si condivide questo tempo e questi luoghi. Il Natale rappresenta sempre un periodo di raccoglimento ed essendo lontani da casa si cerca di darsi sostegno a vicenda.

Proprio per questo senso di vicinanza anche a Santo Stefano abbiamo voluto festeggiare, organizzando una festa e un grande pranzo tra noi “expat” e il personale locale. Una preparazione lunga e laboriosa che è iniziata con molti giorni di anticipo, alla ricerca del cibo giusto, e sfociata con Ilaria e Christopher che hanno passato più di due ore il giorno di Natale alla consueta “asta di capre”: qui non si va al mercato a comprarle ma ci si da appuntamento in un grande piazzale dove un simpatico omone, circondato da un cerchio di persone, sceglie una capra e la mette all’asta.

Con 2.000 pounds sud sudanesi i nostri colleghi sono riusciti a comprare un bel capretto e a ottenerne uno allo stesso prezzo. Poi lo hanno consegnato alle nostre cuoche che, con l’aiuto di Salomè, amministatrice, sono riuscite a preparare in circa 7 ore (quanta attesa!) un ottimo pranzo a base di capra arrosto, pollo bollito e pesce fritto cucinato qui nel nostro compoud.

E per finire una bella foto tutti insieme!

Auguri di buone feste dal team di Yirol!

Ilaria Di Nunzio e Flavio Bobbio

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