I loro nomi sono Clara, Paolo e Stefania sua moglie, Chiara, Tito e Annunziata sua moglie, Alessandro, Angela e Giovanni che li ha raggiunti dalla sede di Padova. Sono medici, infermieri e amministrativi. Sono partiti per vaccinare, misurare altezze e pesare, formare, assistere e curare mamme e bambini, fuori e dentro l’ospedale, come facciamo di solito. Alle loro parole è affidata la testimonianza di queste settimane di massima allerta:
Si sta alzando il livello di guardia nel paese. Ebola spaventa. I luoghi più caldi dell’epidemia sono isolati da cordoni sanitari rafforzati in alcuni casi anche da posti di blocco dell’esercito e della polizia. (…) Gli operatori sanitari, per girare, devono essere provvisti di un pass rilasciato dalle autorità. (…) I bisogni da affrontare sono immensi.
Giovanni Putoto, responsabile programmazione Cuamm, 14 agosto 2014
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Di quel sorriso che trasmette gratitudine e gioia oggi abbiamo tutti un grande bisogno. Ebola è qui, tra noi, al nostro fianco. Le certezze con cui si conviveva sino a ieri sono naufragate nel giro di una notte. Finora la distanza dai casi accertati la si misurava in decine di miglia, era la nostra sicurezza, innanzitutto psicologica, sapere quanto lontani rimanevano i focolai di contagio.
Paolo Setti Carraro, medico chirurgo Cuamm, 7 agosto 2014
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Se una persona adesso arrivasse a Pujehun, ancora vedrebbe una tranquillità apparente. La gente è in attesa. Tutti si guardano tra loro, in silenzio, e aspettano. (…) Con il personale qui abbiamo un forte rapporto di collaborazione e amicizia che si è creato e solidificato nel tempo, per cui sappiamo che lasciarli qui da soli per loro sarebbe tremendo. (…) Se andiamo via anche noi, si sentono proprio abbandonati.
Clara Frasson, assistente sanitaria e capo progetto Cuamm, 7 agosto 2014
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Le vie di trasmissione fuori controllo sono le stesse di sempre: quella comunitaria e quella ospedaliera. Gli effetti sono quelli già visti in contesti simili: diminuisce drasticamente l’utilizzazione dei servizi sanitari, dalle vaccinazioni ai parti assisti (una regressione del sistema sanitario!) e si moltiplicano le manifestazioni di rabbia e rigetto con gli operatori sanitari, rei di ” avvelenare ” i pazienti.
Giovanni Putoto, responsabile programmazione Cuamm, 7 agosto 2014
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