La lotta alla mortalità materna è la nuova priorità sanitaria per il governo della Sierra Leone, che, dopo Ebola, deve ora affrontare con decisione una nuova battaglia. Nel paese con il tasso di mortalità per parto più alto al mondo, stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, la questione non può più essere rimandata, ma anzi può essere fronteggiata in maniera efficace. Se ne è parlato a Freetown il 16 marzo 2016, nel workshop organizzato da Medici con l’Africa Cuamm insieme al Ministero della Salute sierraleonese e a Unicef.


 

I risultati di Medici con l’Africa Cuamm

A Pujehun nel 2015 Medici con l’Africa Cuamm ha sviluppato il suo intervento sul potenziamento della rete di riferimento delle complicanze ostetriche, ossia sul trasporto tempestivo in ambulanza verso le strutture sanitarie dei casi di parti che si rivelano complicati. E i risultati sono arrivati: nel 2015 nel distretto di Pujehun sono state trattate 720 emergenze ostetriche, contro le 205 del 2014, aumentando anche il tasso di parti cesarei eseguiti, dal bassissimo 0,9% del 2014 al 2,3% del 2015 (il tasso minimo consigliato sempre da OMS è del 5%).

Tutto questo è stato possibile nonostante l’epidemia di Ebola in corso nel paese, che pure ha visto Medici con l’Africa Cuamm in prima linea. Durante Ebola i tassi di accesso all’ospedale di Pujehun sono rimasti alti, mentre in altri distretti calavano proprio a causa dell’epidemia. È sceso invece il tasso di mortalità materna delle emergenze ostetriche trattate: dal 17% del 2011 allo 0,89% del 2015.


 

Il convegno a Freetown

Intitolato “From Zero Ebola to Zero Maternal Mortality – Can an investment in the referral system make any difference?” (Da zero Ebola a zero mortalità materna -Può un investimento nel sistema di riferimento fare la differenza?), il workshop di ieri si proponeva di condividere questi dati positivi e le buone pratiche che li hanno resi possibili, perché si possano raggiungere anche in altri distretti della Sierra Leone.

«Migliorare il sistema di riferimento significa sviluppare un call center attivo 24 ore su 24, con personale formato a rispondere correttamente alle richieste di aiuto; distribuire le ambulanze in maniera efficiente sul territorio, garantendone la manutenzione e il rifornimento, nonché coinvolgere il personale locale già attivo nei diversi centri di salute per far sviluppare al meglio le procedure» spiega Francesca Tognon, medico esperto di salute pubblica. «Questo – continua Tognon – negli ultimi anni è riuscita a fare Medici con l’Africa Cuamm nel distretto di Pujehun, assicurando la presenza sul territorio di tre ambulanze, grazie anche al sostegno di Unicef e di donatori privati».

Enzo Pisani, medico Cuamm con lunga esperienza in Africa, attualmente impegnato al Princess Christian Maternity Hospital di Freetown, ha aggiunto nel corso del workshop di ieri: «I risultati raggiunti sono buoni e incoraggianti e sono in primo luogo risultati dello staff locale, appoggiato da Medici con l’Africa Cuamm. Non sarebbero stati possibili senza lavorare su alcuni aspetti: la costruzione di una relazione di fiducia tra la comunità locali e Medici con l’Africa Cuamm, l’investimento economico nel miglioramento del sistema di riferimento e la cooperazione con le autorità politiche e comunitarie».

Ora l’auspicio è che le buone pratiche presentate al workshop possano essere riprese dai partecipanti, che si sono dimostrati numerosi, e che possano essere riproposte anche in altri distretti del paese, nel comune intento di combattere la mortalità materna legata a complicanze ostetriche.

 

I factsheet del workshop

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