Dar Es Salaam, 5 ottobre 2016 – Si è tenuto nella sede dell’ambasciata italiana in Tanzania il meeting “The Next Generation Program: Local Experiences, Global Impact”, organizzato per fare il punto sugli sforzi in atto nel paese per combattere la malnutrizione: una delle piaghe più gravi che affligge la popolazione locale, a cui il Cuamm sta cercando di rispondere con un approccio innovativo.
Organizzato dal Cuamm e dall’ambasciata italiana in collaborazione con l’ambasciata britannica in Tanzania, il meeting ha visto la partecipazione di Assery Obey in rappresentanza del Primo Ministro della Tanzania, insieme all’ambasciatore italiano Roberto Mengoni, all’ambasciatrice britannica Sarah Cooke e ai rappresentanti delle autorità nazionali e locali, nonché di altre organizzazioni impegnate nella lotta alla malnutrizione.
L’incontro ha offerto l’occasione di presentare il programma “The Next Generation Program: Integrated Promotion of Nutrition, Growth and Development in Tanzania”, che, con il supporto di Children’s Investment Fund Foundation (CIFF) – lavorando all’interno del sistema sanitario tanzano – mira a identificare e curare i bambini malnutriti puntando sulla lotta simultanea alla malnutrizione cronica e a quella acuta severa, con l’obiettivo di dimostrare che si possono ottenere migliori risultati a costi più bassi.
«Di solito – spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm – si distingue tra malnutrizione cronica (stunting) e malnutrizione acuta severa (SAM). In ospedale si può curare solo la SAM: è la forma di malnutrizione più grave, che in Tanzania colpisce 106.000 bambini e li rende pelle e ossa, mettendone a rischio la vita. Entrambe le forme però sono pericolose. In Tanzania 2,7 milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica, che provoca ritardi nelle crescita e nello sviluppo cognitivo dei bambini, con conseguenze che avranno effetto su tutta la loro vita. Per questo abbiamo scelto di tentare in Tanzania un approccio innovativo nella lotta alla malnutrizione: non combattere solo contro quelle acuta, ma anche contro la cronica, in maniera integrata».
Per farlo, il Cuamm ha puntato sulla formazione di una rete capillare di “community health workers”, operatori di salute comunitaria che andranno per i villaggi a visitare le donne incinte, i neonati ed i bambini, segnalando i casi di sospetta malnutrizione ai centri sanitari e allo stesso tempo facendo attività di formazione sulle corrette abitudini alimentari, anche attraverso la distribuzione di materiali pensati per un pubblico di persone non istruite.
Nel corso del meeting, l’ambasciatore italiano in Tanzania Roberto Mengoni ha espresso parole di apprezzamento per il lavoro del Cuamm:
«Vorrei esprimere la gratitudine per il lavoro svolto dal Cuamm in Tanzania. Il Cuamm è giunto in Tanzania subito dopo l’indipendenza nel 1968 ed ha accompagnato il paese in tutti questi anni come un partner leale ed affidabile. Nessuno conosce il paese meglio di loro. E credo che questo sia il valore che gli italiani portano nella cooperazione e nell’assistenza allo sviluppo. Lealtà ed affidabilità. Come veri amici».
Il progetto di Medici con l’Africa Cuamm, lanciato a dicembre 2015, entro la fine del 2019 punta a ridurre del 17% i casi di malnutrizione cronica e di trattare oltre 16.000 casi di bambini affetti da malnutrizione acuta nelle regioni di Simiyu e Ruvuma. Saranno quasi 310.500 le donne incinte e in allattamento raggiunte dai controlli e più di 232.000 bambini al di sotto dei due anni, insieme a 7.600 bambini sotto i 5 anni.