Era il 13 giugno del 1997 quando Vincenzo Pisani, primo medico Cuamm arrivato in Angola, avviava il primo intervento dell’organizzazione nel paese. Il medico pugliese si trasferì con la famiglia a Uige, nel Nord dell’Angola, per mettere in campo una serie di interventi di emergenza a favore degli sfollati per la guerra civile – in corso dal 1975 – e lavorare al contempo alla riabilitazione dell’ospedale locale. In vent’anni molte cose sono cambiate, ma Medici con l’Africa Cuamm è ancora a fianco della popolazione angolana.
«Quando siamo arrivati in Angola – spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm – era in corso una guerra civile che durava da più di vent’anni, che aveva fatto saltare il sistema sanitario, costringendo le persona a scappare e logorando i rapporti sociali. Nel 2002 è arrivata la pace e così anche noi del Cuamm abbiamo potuto cominciare a lavorare su progetti di cooperazione a lungo termine, che sono quelli che ci contraddistinguono. Negli anni abbiamo realizzato interventi in diverse zone dell’Angola, non sono mancate le soddisfazioni, ma nemmeno le difficoltà. Come nel 2004, quando abbiamo perso la nostra infermiera Marisa Ferrari per un incidente stradale a Chiulo, o nel 2005, quando l’epidemia di Marburg si è portata via Maria Bonino, pediatra rimasta fino all’ultimo accanto ai bambini di Uige».
Oggi Medici con l’Africa Cuamm è presente in Angola in due modalità: affiancando il Ministero della salute nello sviluppo di un progetto innovativo in Africa, che vuole portare la diagnosi e il trattamento del diabete nei pazienti già affetti da Tubercolosi; mentre continua dal 2000 l’affiancamento del personale sanitario dell’ospedale di Chiulo, nel Sud del Paese, dove è attivo il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi gorni”, che vuole garantire il parto assistito e l’assistenza nutrizionale alle donne e ai loro figli per tutta la gravidanza e nei primi due anni di vita del bambino.
«Chiulo – continua don Dante Carraro – è davvero quello che definiamo l’ultimo miglio del sistema sanitario, in un’area semi desertica, dove le donne arrivano per partorire spesso da sole, percorrendo chilometri a piedi. Nel 2016 abbiamo garantito quasi 1.700 parti, in una maternità con 30 posti letto. I medici angolani spesso sono riluttanti all’idea di trasferirsi in un posto così isolato: “se ci siete voi – ci dicono spesso – possiamo restarci anche noi”. Intanto l’Angola, grazie alla pace degli anni 2000 e all’esportazione del petrolio, ha vissuto un grande boom economico, ma oggi risente della crisi del calo del prezzo del petrolio: in capitale la costruzione dei grandi grattaceli è ferma e gli ospedali come Chiulo rimangono in fondo alla lista delle priorità».