«Questo gesto è un buon segno e un buon inizio»: sono cariche di ottimismo le parole con cui Matteo Bottecchia, Country Manager di Medici con l’Africa Cuamm in Sierra Leone, consegna le chiavi dell’ambulanza alla comunità di Jendema, località estrema del distretto di Pujehun, il primo in Sierra Leone a essere dichiarato Ebola free a gennaio 2015. Da allora Ebola ha continuato a rallentare la sua corsa, senza tuttavia fermarsi.
Gli 8 casi registrati in Sierra Leone nella settimana del 21 giugno 2015 costringono a non abbassare la guardia, ma l’aria che si respira è diversa (fonte Organizzazione Mondiale della Sanità al 24 giugno 2015; qui i dati più recenti). Si inizia a guardare oltre l’emergenza e ci si deve far carico del futuro di questo Paese, (ri)cominciando dalla salute.
Continua pertanto il nostro lavoro di sorveglianza e gestione dei casi sospetti, ma si rafforza l’impegno per dare cure e assistenza alle mamme e ai bambini, i più vulnerabili di una popolazione in grande difficoltà, privata anche a causa dell’emergenza dei servizi sanitari di base.
Costruire un futuro diverso “per” e “con” la Sierra Leone è possibile soprattutto a partire dai servizi; a ricordarlo è Matteo Bottecchia da Jendema, località a 6 ore di viaggio su strade impossibili, oltre il fiume Moa. È da qui che il 4 giugno scorso racconta con gioia e soddisfazione l’arrivo dell’ambulanza per il trasferimento delle mamme in difficoltà, mezzo donato grazie al sostegno di CEI e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Anche ora infatti che l’Ebola avanza silenziosamente, lontano dalle prime pagine dei giornali, al fianco dei 9 operatori Cuamm attualmente in servizio nell’ospedale di Lunsar, nel distretto e nel complesso ospedaliero materno-infantile di Pujehun, continua ad arrivare il sostegno di privati, famiglie, imprese e istituzioni.
Presto Pujehun potrà contare anche su un nuovo veicolo 4×4 per agevolare gli spostamenti tra le unità sanitarie periferiche assicurando così attrezzature, farmaci e assistenza anche alle aree più remote. Senza trascurare l’emergenza Ebola tuttora in corso nel resto del Paese, ancora grazie all’aiuto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nelle prossime settimane è prevista la costruzione di 4 Unità per isolare eventuali nuovi casi. Si tratta di strutture solide, adatte anche al periodo delle piogge, dotate di adeguati servizi igienici e destinate, una volta terminata l’emergenza, a essere convertite in case d’attesa per invogliare le future madri a recarsi in ospedale a partorire.
Dalle macerie di Ebola la Sierra Leone ha voglia più che mai di rialzarsi, di continuare a credere e lottare per il suo futuro. Aiutaci anche tu (ri)cominciare dalla salute, scopri come >