Martedì 17 maggio a Gbondapi, nel distretto di Pujehun – nel sud della Sierra Leone – è stata inaugurata la prima Mother Waiting House della zona, una casa d’attesa destinata a ospitare le donne negli ultimi giorni della gravidanza. La Mother Waiting House di Gbondapi potrà garantire alle donne il parto sicuro nel centro di salute adiacente o il trasferimento più veloce nell’ospedale di Pujehun in caso di complicanze ostetriche. La struttura è stata ricavata da una delle sei unità di isolamento costruite nel distretto di Pujehun nel corso dell’epidemia di Ebola. Dotata, come le altre, di tre posti letto, cucina esterna e servizi propri, l’unità di isolamento doveva servire per ospitare i casi sospetti in attesa del test di Ebola: ora servirà alla future mamme, specialmente quelle con gravidanze ad alto rischio di complicazione, come le adolescenti.
Un progetto sperimentale per Pujehun
Per il distretto di Pujehun si tratta del primo esperimento di “riferimento preventivo”: far avvicinare alla terraferma le donne con gravidanze a rischio prima che il travaglio cominci. Francesca Tognon, medico di salute pubblica nel distretto di Pujehun per Medici con l’Africa Cuamm, spiega che:
«La Mother Waiting House di Gbondapi ha un ruolo particolare per il distretto perché si trova in una posizione strategica. Gbondapi si raggiunge sempre abbastanza agevolmente con la macchina da Pujehun, dove si trova l’ospedale, ma è al confine della strada percorribile, in un’area in cui abitano circa 25.000 abitanti. Dopo Gbondapi le comunità si raggiungono solo tramite la barca, come le altre cinque unità sanitarie periferiche, a cui si arriva dopo un viaggio in barca di 3 ore. Le barche però di notte non viaggiano e le distanze sono talmente grandi che spesso non si riescono a far arrivare le donne in tempo in caso di complicanze».
L’inaugurazione della Mother Waiting House è stata un’occasione di festa e sensibilizzazione, a cui hanno partecipato tutti gli abitanti dei dintorni, le diverse autorità e le persone che lavorano per migliorare la condizione di salute delle donne nella zona: capi villaggio e dei comitati di sviluppo, leader femminili, levatrici tradizionali, staff delle unità sanitarie periferiche, nonché autorità sanitarie e rappresentanti sul posto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Rinascere dopo Ebola
La festa per la casa d’attesa di Gbondapi si inserisce all’interno di un più ampio progetto di lavoro a tutela della salute materno infantile condotto da Medici con l’Africa Cuamm in Sierra Leone, con il sostegno anche del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci). In questo contesto, il 12 maggio ha preso il via ufficialmente proprio a Pujehun il progetto “Rinascere a Pujehun: mantenere Ebola a zero e ripristinare i servizi sanitari di base”, che per dieci mesi punterà a garantire le attività di contenimento di Ebola e il ripristino dei servizi sanitari ostetrici e infantili, puntando sulla formazione del personale locale e il coinvolgimento delle autorità e delle comunità nella pianificazione e gestione dei servizi sanitari.
Sempre il 12 maggio a Freetown, capitale della Sierra Leone, è partito il progetto omologo “Rinascere a Freetown: mantenere Ebola a zero e ripristinare i servizi sanitari di base”, finanziato dal Maeci per dieci mesi. Un sostegno ulteriore al più recente intervento di Medici con l’Africa Cuamm in Sierra Leone, all’interno del Princess Christian Maternity Hospital. Si tratta della più importante maternità del paese, attiva in un contesto che, pur essendo urbano, è segnato da un elevato tasso di mortalità materna e neonatale. Anche qui si lavorerà per migliorare le condizioni di bio-sicurezza della struttura e l’efficienza nel trattamento delle emergenze ostetriche.