Ho imparato che non serve, o non basta, starsene chiusi davanti al computer analizzando istogrammi e stilando programmi di cooperazione, se prima non si è lavorato fianco a fianco con i medici e gli infermieri negli ospedali; se prima non si è costruito stima ed ascolto.

In tante cose siamo solo all’inizio. Bisogna curare, certo. Negli ospedali, sul territorio, agendo di concreto con le autorità locali. Ma ancora di più, o ancora prima, serve entrare nella cultura locale, cercando stima attraverso l’umile condivisione con chi è nato, vive e resterà in quel territorio.

Rino Bregani, medico Cuamm

In questa giornata in cui ricorre la Giornata Mondiale degli Operatori Umanitari pensiamo con forza a tutti i nostri medici, infermieri e cooperanti, al personale amministrativo e sanitario impegnato sul campo. Ad oggi sono quasi 200 i nostri operatori impegnati in Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda, in 42 progetti di cooperazione principali e un centinaio di micro-realizzazioni di supporto. Grazie al loro lavoro riusciamo a supportare 16 ospedali e 34 distretti, per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, nonché formazione.

In 65 anni di storia, sono 1.615 le persone partite dall’Italia per l’Africa, per lavorare a fianco degli ultimi, per il diritto alla salute di tutti.

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