Dopo giorni di intensi preparativi, gli studenti della Scuola di Infermieristica e Ostetricia dell’ospedale Saint Luke di Wolisso sono pronti e vestiti di tutto punto (secondo la tradizione inglese con cappellino quadrato e tunica nera) per la cerimonia di conferimento dei diplomi che chiude i tre anni di corso previsti prima di diventare a tutti gli effetti personale ostetrico.
Quaranta tra studenti e studentesse sfilano emozionati e fanno il loro ingresso nella sala grande adornata da festoni e piena di ospiti, tutor, insegnanti e famigliari che si sono uniti in questa occasione di festa. Purtroppo, appena dopo l’inizio dei primi discorsi ufficiali, nella strada adiacente al compound dell’ospedale si sentono colpi di arma da fuoco: sono previste per oggi manifestazioni nella regione dell’Oromia, di protesta (pacifica) nei confronti del governo centrale di Addis. Sguardi preoccupati attraversano la sala, una studentessa scoppia in lacrime e si teme che la cerimonia debba essere interrotta… Sono questi i momenti dove basta poco per far esplodere rivolte popolari che possono degenerare. Sebbene in ospedale siano state prese contromisure di sicurezza e ci fossimo preparati in pronto soccorso, la tensione è palpabile. Per fortuna sono solo colpi sparati in aria e il tutto dura pochi minuti. Sister Clara, direttrice generale dell’ospedale, rincuora la studentessa e continua il suo discorso come da programma: le danze sono moderate e i canti forse non troppo festosi, ma the show must go on…
Nonostante gli sforzi del governo per ridurre la mortalità materno-infantile, sono ancora molte le donne che non hanno accesso ai servizi e che partoriscono in condizioni precarie nei villaggi… Per questo motivo è importante continuare gli sforzi formativi (il CUAMM copre la quasi totalità dei costi della Scuola e conferisce ogni anno grazie al contributo di diversi donatori almeno 10 borse di studio) per fare in modo che il personale ostetrico sia preparato e dislocato non solo negli ospedali di riferimento, ma anche e soprattutto nei centri sanitari dislocati sul territorio. Sebbene il servizio sia gratuito, le barriere, in particolare durante la stagione delle piogge sono spesso geografiche e il trasporto diventa un costo aggiuntivo, ma sono anche culturali e legate alla vita quotidiana nei villaggi. Le madri, benché scoraggiate a farlo, lavorano nei campi fino a poco prima del parto rischiando complicazioni e non pianificando in anticipo il trasporto al centro sanitario; i mariti non sono molto compiacenti e collaborativi e spingono per ‘chiudere la questione’ a casa, dove spesso i volontari che assistono al parto non sono in grado di riconoscere eventuali segnali di pericolo. Per questo motivo i discorsi che si susseguono dal podio ricordano l’importanza e la dedizione che questa professione comporta ai neodiplomati: in ballo c’è la salute di mamme e bambini.
La cerimonia prosegue con canti, candele e premiazioni: fuori la folla pare si sia calmata, solo qualche ferito lieve arriva in ospedale. Salute, sicurezza e politica da queste parti sono strettamente legate, ma in fondo non solo da queste parti. Dopo la fase degli Obiettivi del Millennio chiusasi nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esteso le priorità di intervento legando sempre di più sanità e sviluppo in un panorama che si fa sempre più globalizzato e interconnesso.
Proprio una settimana fa si è chiuso qui in ospedale un corso di formazione di due giorni (in collaborazione con la l’agenzia della cooperazione tedesca, GIZ) sulla manutenzione dei sistemi a pannelli solari che il CUAMM sta supportando assieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana proprio in alcuni dei centri sanitari della zona attorno a Wolisso affinchè nessun parto avvenga… al buio! I partecipanti al corso, in alcuni guardiani non specializzati e senza alcun diploma di elettricista, possono fare la differenza in questi contesti e garantire un parto sicuro e le minime condizioni di igiene. Ad uno di loro viene conferito un piccolo riconoscimento speciale per la sua competenza e dedizione: è il tecnico del centro sanitario di Obi, a pochi chilometri dall’ospedale. Una borsa, e una maglietta ma soprattutto l’applauso di fronte ai suoi colleghi è quello che basta per farlo sentire orgoglioso.
Mentre la cerimonia dei diplomi si chiude con le foto di rito, ripenso al suo inchino e alla sua gratitudine e spero in una effettiva collaborazione tra ostetriche ed elettricisti affinchè il motto del governo “Nessuna madre deve morire per cause legate al parto”, che viene continuamente evocato, sia in un domani non troppo lontano dato finalmente per scontato.
6 agosto 2016
Alessandro Greblo, esperto di Public Health a Wolisso