Confermato un nuovo caso di Ebola in Sierra Leone. Ad una settima dal primo caso confermato, dopo la dichiarazione di Ebola free per l’Africa occidentale, una seconda donna è risultata positiva al test. Si tratta di una parente della studentessa di 22 anni morta il 12 gennaio, dopo aver viaggiato dal distretto di Kambia, al confine con la Guinea, fino a quello di Tonkolili, dove è stata sepolta senza seguire le procedure di sicurezza.

Proprio al mancato rispetto delle procedure di sicurezza sarebbe da ricondurre il contagio del nuovo caso: una parente della vittima, che avrebbe partecipato al lavaggio rituale del corpo prima della sepoltura, venendo a contatto con il virus. La donna è stata trasferita a Freetown, la capitale della Sierra Leone, dove verrà sottoposta al trattamento per Ebola al “34 Military Hospital”, l’unico del paese al momento attrezzato per i nuovi casi.

«Da ieri – dice Matteo Bottecchia, rappresentante paese del Cuamm in Sierra Leone – siamo nella fascia di 6 giorni nella quale è più probabile l’insorgenza di sintomi nei contatti che avessero contratto il virus. E infatti ieri abbiamo avuto un nuovo caso. In questi giorni ci si renderà conto della reale dimensione del nuovo focolaio. Se il sistema di sorveglianza e di risposta rapida ha funzionato dovrebbe rimanere di dimensioni contenute».

La situazione è al momento molto delicata: prima di morire infatti la studentessa ha viaggiato con mezzi pubblici, incontrato parenti e amici. Un report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la donna sia entrata in contatto con 256 persone prima di morire: di queste, 42 persone sarebbero ad alto rischio di contagio. 

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Sierra Leone – Il grafico dell’Oms illustra i movimenti e i contatti di MJ, la studentessa deceduta il 12 gennaio

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