Sollecitare l’intelligenza e le emozioni del proprio bambino con il gioco, la parola e il contatto. Una buona pratica che stiamo trasmettendo attraverso sessioni educative agli operatori delle comunità e alle mamme perché possano coinvolgere a loro volta, in modo adeguato, i propri bambini. Attività che per noi possono sembrare scontate, come il momento del gioco, in Africa non avvengono con la stessa spontaneità e familiarità. Ma proprio in Africa è importante promuovere l’interazione con i più piccoli per stimolare lo sviluppo cognitivo e sensoriale del bambino, già fortemente compromesso dalla malnutrizione cronica, che colpisce silenziosamente, provocando un ritardo fisico ed intellettivo, soprattutto nei primi 1.000 giorni di vita. In occasione del World Anthropology Day, il 20 febbraio verrà proiettato un documentario all’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, in cui verrà raccontato il nostro intervento a contrasto della malnutrizione in Tanzania in collaborazione con Unicef. Sono 500 i villaggi e 1100 gli operatori coinvolti con lo scopo di sconfiggere questa pandemia silenziosa, anche attraverso la buona pratica del gioco. Investire nel periodo della prima infanzia significa formare adulti in grado di contribuire allo sviluppo e al futuro della propria comunità: se si cambia l’inizio della storia, cambia tutta la storia.

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