Passeggiando per il villaggio di Lui, ci siamo resi conto della mancanza assoluta di giochi per l’infanzia. Anche in ospedale, in fase di guarigione, i bambini stanno in braccio alle mamme o girano per il reparto di Pediatria. Non hanno giochi a disposizione. Che fare?
Ecco allora l’idea: creare giochi con il materiale di riciclo a nostra disposizione. Ho chiesto aiuto anche a delle mie colleghe del Servizio Integrazione Scolastica ULSS 9 Scaligera di Verona che durante l’estate, quando le scuole sono chiuse, si trovano per creare giochi, strumenti musicali, libri didattici, storie animate e mi hanno risposto con foto e suggerimenti. Dalle nostre mani sono nate giostrine da appendere, con bottiglie di plastica, tappi, lattine, legno, giochi didattici con le scatole dei farmaci o macchinine con bottiglie.
Unire la cura della salute del bambino con quella ludico/cognitiva è abbracciare in toto la crescita di un bambino. È un tassello in più utile in quei “1000 giorni” del programma del Cuamm che mette al centro la cura delle mamme e dei bambini.

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Quando abbiamo portato il materiale in reparto c’è stata un po’ di riluttanza. Ha iniziato a giocare Wajo, l’infermiere di turno. E poi, un poco alla volta, quando il primo bambino ha rotto il ghiaccio è stato un crescendo, tutti volevano cimentarsi in quelli che per noi erano giochi banali, adatti a bimbi di pochi anni, ma che per loro era un’assoluta novità. E’ stato commovente vedere il coinvolgimento, il tifo delle mamme e l’avvicinarsi di altri pazienti, attirati dagli applausi e dalle grida di gioia per un gioco risolto.

Ci siamo resi conto di quanto anche un adulto possa appassionarsi, di quanta mancanza di attività ludica ci sia e ci sia stata in questa popolazione, da troppi anni in guerra, obbligata dal contesto, ad accontentarsi dell’essenziale per vivere.

Daniela

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