Ospedale di Aber, distretto di Oyam, Uganda, 340.000 abitanti, 68.680 donne in età fertile, servizi per la salute materno-infantile ancora scarsi o inadeguati: è questa la fotografia “scattata” da un’indagine condotta nei primi mesi dell’anno nell’ospedale e nei centri periferici. Qualcosa però sta cambiando, da qui a 5 anni, per le mamme e i bambini ritratti in quella “foto”.
Lunedì 20 agosto, infatti, una delegazione del Cuamm ha incontrato le più importanti autorità sanitarie e amministrative ugandesi riunite nella sede dell’Oyam District Local Government ad Anyeke, in occasione della cerimonia che ufficialmente ha dato il via al progetto “Prima le mamme e i bambini” nell’ospedale di Aber, il cui obiettivo è garantire l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato. A tale scopo, nel corso della giornata è stato firmato anche un accordo di collaborazione tra Cuamm e Mons. Franzelli per la gestione dell’ospedale di Aber, di proprietà della Diocesi di Lira.
Alla cerimonia erano presenti il direttore di Medici con l’Africa Cuamm don Dante Carraro insieme a Peter Lochoro, rappresentante del Cuamm in Uganda, e al dr. Giovanni Putoto, responsabile della programmazione del Cuamm, il ministro della Sanità Dr.ssa Christine Ondoa e il Direttore Generale del Ministero della Sanità Dr.ssa Jane Aceng, la Commissione per la salute riproduttiva del Ministero della Sanità rappresentata dalla Dr.ssa Jennifer Wanyana, il Vescovo della Diocesi di Lira Mons. Giuseppe Franzelli, il Segretario Esecutivo dell’Uganda Catholic Medical Bureau Dr. Sam Orach, il responsabile amministrativo dell’Oyam District, il responsabile del Distretto Sanitario Dr. Vincent Owiny, il management team dell’ospedale di Aber con il dr. Bruno Turri, volontario del Cuamm e capoprogetto, operatori sanitari dei centri di salute del territorio.
Tanti sono gli attori del settore pubblico e privato non profit coinvolti dal Cuamm per dare vita ad una partnership che punta a un unico obiettivo: portare da 1.600 a 2.500 il numero di parti in ospedale, e da 3.850 a 7.500 quello dei parti nei centri di salute periferici nel corso di cinque anni. Si tratta di aumentare del 20% – dal 33 al 53% – il numero di donne che accedono a servizi qualificati per il parto, tra cui la possibilità di usufruire di interventi salva-vita come il taglio cesareo per i parti complicati.
Abbiamo annunciato il nostro impegno davanti al Presidente Giorgio Napolitano il 3 novembre 2010, – sottolinea don Dante Carraro – in occasione del 60º anniversario del Cuamm. Ora abbiamo iniziato a farlo in Uganda, ad Aber, e presto lo allargheremo anche ad altre aree del Paese.
Per riuscirci, Medici con l’Africa Cuamm sta lavorando per rafforzare il dialogo con le autorità pubbliche e private locali e coinvolgere la comunità: solo insieme, infatti, si possono ridurre le barriere economiche, culturali e geografiche che impediscono alle donne, specialmente le più povere, di accedere a questi servizi e di migliorare quelli offerti.
Il lancio del progetto – commenta il dr. Peter Lochoro – è stato accompagnato dalle due più importanti autorità del Ministero della Salute: il Ministro e il Direttore Generale. Dalle loro parole è emerso l’apprezzamento del lavoro finora svolto dal Cuamm nel paese, dove ha scelto di operare calandosi nelle realtà dei distretti e creando relazioni con e tra le comunità locali.
Riuscire a servire le donne che hanno bisogno di partorire affrontando in sicurezza le emergenze ostetriche – ha sottolineto Mons. Franzelli – è una sfida che deve essere colta e vinta dalla Chiesa, dal Governo, dalla comunità locale e da ciascuno di noi perché affronta il tema della vita.
Il progetto “Prima le mamme e i bambini” è stato avviato, oltre in Uganda, anche in Angola, Etiopia, Tanzania. Numerosi i partner che hanno aderito alla causa: quattro fondazioni bancarie italiane (fondazione Cariparo, Cariverona, Cariplo e Compagnia di S Paolo), l’Ong olandese Cordaid, altri gruppi di supporto di Medici con l’Africa Cuamm e migliaia di singole persone in tutta Italia che sostengono, come possono, questa sfida.