Lo scorso 9 maggio a Jinka, nella South Omo Zone, regione etiope ai confini tra Kenya e Sud Sudan, Medici con l’Africa Cuamm ha lanciato il programma “Prima le mamme e i bambini” insieme all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e al Dipartimento di Salute Zonale. L’obiettivo consiste nel raggiungere in 3 anni le 180.000 persone che compongono le comunità pastorali, per offrire servizi sanitari a 6.293 madri e a 28.392 bambini. L’intervento si muove sulle linee tracciate dal Sistema sanitario locale che, con il piano Health Sector Transformation, mira a garantire i servizi di base nelle zone più remote e isolate del territorio etiope. Anche noi di Medici con l’Africa Cuamm vogliamo contribuire all’attuazione di questo piano e lo faremo insieme alle autorità zonali e di contea e allo staff di 8 centri sanitari e di 10 posti di salute.
Il progetto
Il finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo permetterà infatti di riabilitare i dipartimenti materno-infantili degli 8 centri, con la fornitura di acqua ed energia elettrica, e di renderli operativi mediante il regolare acquisto di farmaci, di arredi e di materiali medico sanitari. Allo stesso tempo rafforzeremo il sistema di riferimento per assicurare il tempestivo trasporto delle emergenze ostetriche e neonatali alle strutture che possono offrire livelli di cura adeguati, con il supporto delle 5 ambulanze attualmente funzionanti nei 3 distretti in cui operiamo (woredas di Dasenech, Hamer, Male).
Ma le strutture non bastano. Ci impegneremo a incentivare la richiesta di servizi sanitari, attraverso la presenza continua e il supporto professionale del nostro personale per incontrare le comunità e motivare lo staff locale in maniera da arrivare anche a chi, tra queste distese sconfinate di terra, rimane “nascosto” e lontano.
I beneficiari
È questo l’aspetto più impegnativo, dal momento che lavoriamo con comunità di pastori che si spostano, sconfinando nei territori kenioti e sudsudanesi, lungo traiettorie disegnate dalle condizioni climatiche, dalla disponibilità di acqua del fiume Omo e dalla disponibilità di foraggio per il bestiame. Particolarmente significativo del legame con la comunità è stata la presenza all’evento dello scorso 9 maggio dei rappresentanti delle kebele (le più piccole unità amministrative del Paese), insieme alla Direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – Ufficio di Addis Abeba, Ginevra Letizia.
Francesca Montalbetti, infermiera capo progetto, commenta:
«Siamo consapevoli di avere di fronte a noi anche difficoltà che potrebbero ostacolare o ritardare l’implementazione del programma. A partire dalle lunghe distanze che ci separano dai centri e dai posti di salute (il più distante è a più di 200 km) e che limiteranno la nostra presenza nelle 8 strutture. Sarà necessario relazionarsi ogni volta con lo staff locale, il cui turnover è altissimo: le condizioni di lavoro in ambienti ostili e senza servizi di base li spinge a chiedere il trasferimento in zone a loro più favorevoli, intaccando la continuità dell’offerta dei servizi. Dovremo costruire un rapporto di fiducia con le autorità zonali e di contea per poter implementare un programma condiviso e per superare quelle carenze manageriali che affliggono e/o non facilitano lo svolgimento delle attività. Nonostante i numeri parlino di un lento ma progressivo miglioramento, la realtà dei centri di salute è sconfortante per chi si avvicina per la prima volta. Ma chi da qualche anno qui ci lavora non manca di ripetere: “qualcosa sta cambiando”».
E lo crediamo anche noi. Solo partendo dal basso e coinvolgendo i diretti beneficiari sarà possibile creare quel cambiamento necessario per fare e offrire salute.