Andare, vedere da vicino, incontrare faccia a faccia persone sfruttate, agire sulle cause vicine della loro esclusione, senza smettere mai di intervenire sul quelle lontane, a monte. Cuamm è Medici “con” l’Africa sempre, anche quando l’Africa arriva alle periferie delle nostre città.
I nostri gruppi di appoggio sul territorio nazionale si fanno allora “antenne”, sensori di nuovi bisogni, ci sollecitano a entrare in queste periferie inaspettate di cui prenderci cura. Così hanno fatto i giovani medici del gruppo di Bari che si sono avventurati nei ghetti dello sfruttamento dei migranti nei lavori stagionali. Così ha fatto Paolo Rumiz in uno splendido reportage che Repubblica ha proposto in prima pagina. Vicino e lontano si tengono nella scelta di essere sempre nell’ultimo miglio, sul campo, di persona, là dove gli aiuti non arrivano, dove i servizi sono mancanti, con concretezza, per sollecitare attenzioni, per stimolare un migliore coordinamento degli interventi.
Così in Italia, così come continuiamo a fare in Africa. Un campo di impegno che chiama tutti, da vicino o più lontano.
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