Padova, 29 novembre 2018 – Primo dicembre, trent’anni di World Aids Day: dal 1988, anno della prima giornata mondiale di sensibilizzazione contro l’Aids, molto è cambiato, ma la lotta contro l’Hiv/Aids resta ancora una priorità, soprattutto in Africa, dove Medici con l’Africa Cuamm porta avanti progetti di sensibilizzazione, e lotta contro l’Hiv.
Medici con l’Africa Cuamm è impegnata nella lotta contro l’Hiv/Aids in Africa dal 1985, quando a Tosamaganga, Tanzania, ha presentato per la prima volta la prima ricerca su casi di sindrome da immunodeficienza acquisita registrati presso ospedale di Bukoba, nella regione del Kagera, in Tanzania.
Solo nell’ultimo anno in Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Uganda, Sud Sudan Sierra Leone sono state sottoposte al test oltre 103.400 persone, di questi 3.200 sono stati nuovi pazienti messi in terapia, per un totale di 15.750 pazienti accompagnati: +28,9% rispetto all’anno precedente.
«La maggiore difficoltà – spiega don Dante Carraro – resta però convincere le persone sieropositive a cominciare e proseguire le cure senza interruzioni, soprattutto nei villaggi più isolati, dove il virus arriva, ma spesso i centri di salute sono lontani da raggiungere a piedi. Lo stigma sociale e le discriminazioni per i sieropositivi sono ancora alti: per questo il Cuamm lavora con gli operatori sanitari locali, per entrare nelle comunità, costruire una rete forte e dare forma insieme al cambiamento».
Il primo dicembre, sono previste marce ed eventi di sensibilizzazione in tutta l’Africa, dove l’incidenza del virus è più forte e ancora oggi influisce sulla vita e sul futuro delle persone. In Mozambico, per esempio, migliaia di persone scenderanno in piazza a Beira, per la consueta marcia cittadina: anche gli operatori di Medici con l’Africa Cuamm saranno presenti, insieme agli attivisti locali coinvolti, in particolare le associazioni che si occupano di seguire gli adolescenti, tra i quali il 9,8% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni e il 3,2% dei ragazzi hanno l’Hiv.
Medici con l’Africa Cuamm, in tutti i suoi paesi d’intervento, assicura i test per l’Hiv e si impegna per portare e mantenere in trattamento antiretrovirale le persone sieropositive, molto spesso mamme e bambini. Non bisogna abbassare la guardia, per fermare il virus in Africa.