Nella contea sud sudanese di Rumbek North è in funzione una nuova autoambulanza, destinata a ridurre le immense distanze che impediscono a troppe mamme e bambini di ricevere cure e assistenza qualificate. Fornita grazie al contributo di fondazione Cariplo, l’autoambulanza viene usata dallo staff di Medici con l’Africa Cuamm nel tentativo di aumentare l’accesso a servizi sanitari di qualità dedicati, in particolare, alla salute materno-infantile.
In un contesto dove la maggioranza delle donne partorisce ancora a casa, poter disporre di un’autoambulanza significa raggiungere comunità lontane e cominciare da lì a ricostruire un sistema sanitario annientato da decenni di guerra civile e dalle tensioni dello scorso dicembre.
Finora infatti le 88.000 persone che risiedono nella contea di Rumbek North hanno potuto contare su appena 6 unità di assistenza primaria e su un solo centro di salute a Maper, il capoluogo. Oltre alla distanza, barriere culturali ostacolano l’accesso ai servizi per cui spesso le emergenze ostetriche vengono trasferite all’ospedale di Rumbek troppo tardi.
In questo contesto, non sorprende che i parti assistiti e le visite post natali siano prossimi allo zero. Far crescere questi numeri rappresenta l’obiettivo di Medici con l’Africa Cuamm che, anche grazie al servizio di autoambulanza, intende dare risposte concrete. Ecco quindi che da luglio a settembre 2014, gli operatori Cuamm e lo staff sanitario locale in servizio presso la Contea:
- hanno garantito la realizzazione presso le sanitarie periferiche di 3.805 visite a bambini sotto i 5 anni
- hanno raggiunto nelle comunità 84 donne gravide, assistite durante il parto
- hanno organizzato 10 uscite di Cliniche mobili nei villaggi della Contea, arrivando a vaccinare 571 bambini e a identificare 182 piccoli malnutriti
Dietro questi numeri, le storie vere prendono il sopravvento come racconta il nostro staff, al rientro da una visita sul territorio:
«Questa mattina mentre stavamo distribuendo i vaccini nei luoghi prescelti per la vaccinazione ci siamo sentiti chiamare da un uomo. Grazie a James, il driver che ha tradotto quello che mi diceva, abbiamo capito che non c’era tempo da perdere: la moglie stava per partorire ma erano già molte ore che stava sanguinando. D’istinto ho detto al driver “andiamola a prendere!”; ci siamo addentrati dentro la foresta e siamo riusciti a raggiungerla, caricarla e partire. Arrivati alle porte dell’ospedale ho sentito piangere, mi sono voltato e ho visto una bella bambina. Per fortuna eravamo lì altrimenti non so come sarebbe andata a finire per madre e figlia, e per fortuna eravamo lì con un mezzo. La macchina oggi è diventata una sala parto». (20 ottobre 2014)
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