«Nonostante le difficoltà, in Uganda si stanno dimostrando molto aperti» racconta Erica Barazzuol, staff Cuamm di rientro da una visita di supervisione. «A ciascun profugo viene assegnato un pezzo di terra e chi ha qualche risparmio ha già cominciato a costruire». I numeri, però, sono evidenti e il rischio è di far collassare un sistema già fragile. Medici con l’Africa Cuamm interviene nei territori del confine collaborando con le istituzioni ma anche con le comunità residenti, perché non ci siano disuguaglianze tra chi ospita e chi è ospitato. «In alcune zone non c’è abbastanza RUTF, il preparato energetico che solitamente viene destinato ai bambini malnutriti, perché lo stanno usando anche gli adulti che scappano dalla carestia» racconta Erica. Servono alimenti terapeutici, attrezzature, ristrutturazioni, personale qualificato. «Ho visitato il centro per bambini malnutriti di Arua» prosegue. «Gli infermieri e i responsabili mi hanno detto una cosa che mi ha colpita: “In questo momento di difficoltà la vostra presenza costante, qui al nostro fianco, ci motiva e ci dà coraggio per affrontare la situazione”».

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