Non è superata l’emergenza in Sud Sudan, anche se le agenzie internazionali hanno dichiarato la carestia “contenuta”. Sono 6 milioni le persone che rischiano ogni giorno di non aver accesso al cibo, su una popolazione di 12 milioni: la metà, una proporzione inaccettabile. Per questo ci siamo sentiti direttamente chiamati in causa, noi che operiamo nel paese da oltre 10 anni e abbiamo deciso di mobilitare tutte le nostre energie, quelle operative sul campo e quelle fatte di coinvolgimento fattivo e di partecipazione di tanti amici e sostenitori.
Quello che vi raccontiamo è il lavoro di una grande squadra. Chi a Kampala, in Uganda, dove c’è più disponibilità di materiali, si è impegnato nell’acquisto dei materiali necessari. Chi a Juba si è coordinato con le imprese locali per organizzare i trasporti nonostante una stagione delle piogge anticipata e particolarmente abbondante. Chi a Nyal, la regione più colpita dall’emergenza, si è impegnato nelle supervisioni, comunità per comunità, creando rapporti di dialogo e fiducia con le popolazioni locali, residenti e sfollate, e con le autorità. Si è così riusciti a identificare i 4 siti in cui avviare la prima assistenza (Tiam, Hackur, Pak, Kanyanhaial) inviando in ciascuno un operatore sanitario che ha potuto dedicarsi alle visite ambulatoriali e agli screening nutrizionali, offrendo un trattamento per le più comuni malattie: malaria, diarrea, infezioni del tratto respiratorio. Le scorte di medicinali si stanno dimostrando sottostimate, a fronte di una domanda molto al di sopra delle nostre aspettative. E intanto si è avviata la costruzione di 4 centri di salute in cui vogliamo affiancare agli operatori sanitari anche le levatrici per aggiungere la componente di monitoraggio della gravidanza e di assistenza al parto e un team mobile capace di spostarsi in aree ancora più lontane per assicurare visite prenatali complete, vaccinazioni, valutazione e trattamento della malnutrizione. Insieme al medico di sanità pubblica presente a Nyal è stata inviata un’ostetrica di orgine nuer, più accettata dalla popolazione della zona.
Sì perché vogliamo intervenire con urgenza nella situazione attuale, ma pensando già al domani: è il nostro modo di accettare l’emergenza, costruendo un intervento che dura nel tempo e fa crescere il sistema sanitario locale. Per questo abbiamo identificato l’area in cui costruire la sala operatoria a Nyal e abbiamo organizzato la squadra dei manovali locali e dei tecnici specialisti che arrivano da Juba. Aspettiamo con impazienza che sia trasportato da Juba tutto il materiale già acquistato e imballato in modo da iniziare al più presto i lavori. Allo stesso modo è stato acquistato il generatore per dare continuità e alimentazione elettrica alle apparecchiature della sala operatoria. Insieme è stato montato il motore per la barca che serve a Nyal da sistema di riferimento delle emergenze ed è stato acquisto e messo in funzione il quad, un mezzo particolarmente adatto per muoversi in un contesto così dissestato.
Nonostante le enormi difficoltà crediamo che questo sia il modo di intervenire in una situazione tanto drammatica: ce lo chiedono le mamme, i bambini, le famiglie divise da conflitti e spostamenti massacranti. È la squadra di Medici con l’Africa Cuamm in cui sappiamo di avere anche voi, come amici e sostenitori che ci spronano e ci incoraggiano a non mollare. È la nostra missione!