È una buona occasione per ricordare che nel 1977, in seguito agli accordi tra i governi d’Italia e Tanzania, il Cuamm iniziò un programma di cooperazione in campo sanitario di ispirazione governativa.
Il programma, dal titolo “Programma di volontariato in Tanzania nel settore sanitario”, diventò il primo programma-paese del Cuamm. Sulla base di questo accordo, i volontari espatriati italiani venivano inviati nelle zone di intervento prioritarie individuate dal governo della Tanzania.
I primi interventi si svolgono presso l’ospedale distrettuale di Masasi (Regione di Mtwara), l’ospedale regionale di Songea (Regione di Ruvuma), l’ospedale distrettuale di Kahama (Regione di Shinyanga), l’ospedale regionale di Dodoma (Regione di Dodoma) e l’ospedale distrettuale di Chake Chake (Pemba). Si trattava di strutture pubbliche nelle quali i volontari contribuirono a migliorare gli standard delle attività cliniche e la formazione dei quadri locali, sia con attività di formazione professionale del personale, sia insegnando nelle scuole di paramedici presenti negli ospedali.
Proprio per questo, a suggellare questa collaborazione, nel 1982, anno di fine del programma, il presidente Julius Nyerere volle ricevere tutti gli operatori del Cuamm presenti nel paese e Don Luigi e il dottor Dal Lago, direttori dell’organismo. Nella documentazione d’archivio l’incontro viene raccontato così da Agostino Paganini, coordinatore paese in Tanzania in quegli anni:
Il giorno 12/6/1982 il Presidente della Tanzania ha ricevuto a State House la Delegazione CUAMM, il Coordinatore ed un gruppo di volontari e loro familiari in un simpatico incontro durato circa un’ora. Dopo le presentazioni ed una breve illustrazione della natura e finalità del CUAMM da parte della Delegazione, il Presidente si è informato delle varie situazioni e dei problemi incontrati nelle varie località del programma a cui hanno risposto con franchezza i vari capigruppo presenti. In un discorso di congedo finale, oltre a ringraziare i volontari per il loro lavoro, il Presidente ha insistito sull’importanza del messaggio di ritorno che tutti i cooperanti e le relative organizzazioni devono riportare in patria specialmente in questa fase storica di crisi e difficoltà economiche attraversata dal 3° Mondo in particolare dalla Tanzania, per sensibilizzare al riguardo l’opinione pubblica e le forze politiche e sociali italiane.
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