Medici con l’Africa Cuamm è presente in Tanzania sin dal 1968.
Attualmente la sua azione nel Paese si concentra nel campo della promozione della salute materna, neonatale e infantile, nella prevenzione dell’HIV/AIDS e nell’ identificazione, trattamento e prevenzione della malnutrizione. In questa fase è presente con i propri interventi nelle regioni di Iringa, Njombe, Shinyanga, Morogoro, Ruvuma e Simiyu.
Nella regione di Iringa, presso l’ospedale di Tosamaganga, Medici con l’Africa Cuamm è presente dal 1970 con l’invio dei primi medici. La presenza del Cuamm presso l’ospedale prosegue da allora senza soluzione di continuità. Tra il 2012 e il 2016 l’ospedale di Tosamaganga, assieme al suo territorio di riferimento, è stato uno dei 4 ospedali coinvolti nell’iniziativa del Cuamm “Prima le mamme e i bambini” a tutela della salute materna e infantile che ha garantito il parto assistito gratuito e in sicurezza e l’assistenza al neonato lungo tutto l’arco dei 5 anni di attività. Dati i buoni risultati ottenuti, Medici con l’Africa Cuamm si è impegnata in una seconda fase del programma, sempre di durata quinquennale, partita nel maggio 2017.
L’ospedale di Tosamaganga rimane protagonista anche di questa seconda parte dell’iniziativa che è stata battezzata “Prima le mamme e i bambini. 1.000 di questi giorni”. In continuità con quanto già realizzato, la seconda fase dell’intervento si occuperà di garantire le cure della mamma e del bambino, non solo nel momento dell’assistenza al parto ma anche durante il periodo che va dal concepimento ai primi due anni di vita del bambino: i primi 1.000 giorni.
È in questo contesto che si inserisce la collaborazione con la Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus che ormai da due anni contribuisce al progetto coprendo i costi del ginecologo locale che lavora nella maternità dell’ospedale di Tosamaganga.
Dall’inizio del progetto nel 2012 al 2017 i parti sono aumentati da 2.145 a 3.010 all’anno: questo risultato è stato possibile sia grazie al progetto “Prima le mamme ed i bambini” che ha contributo a rendere gratuiti i parti insieme al fatto che la qualità dei servizi è migliorata anche grazie alla presenza del ginecologo locale, che con competenza e passione collabora nel progetti.
A COLLOQUIO CON DR. DONALD MADZIKU GINECOLOGO TANZANO DELL’OSPEDALE DI TOSAMAGANGA
Il Dottor Donald Madziku, medico specialista in ginecologia, ha conseguito il suo titolo di studi presso la Muhimbili University of Health and Allied Science (MUHAS) di Dar es Salaam. Alla fine del primo ciclo di studi ha effettuato un periodo di tirocinio presso l’Ospedale di Dodoma, per poi essere assunto dal Governo come Medical Officer (MO) ed in seguito District Medical Officer (DMO) a Mwanza. Terminata questa prima esperienza lavorativa ha deciso di proseguire la sua carriera universitaria specializzandosi in ginecologia e ostetricia, presso la medesima Università. Conclusa la specialistica, ha lavorato nuovamente all’Ospedale di Mwanza, per poi proseguire la sua carriera presso il Tabora Regional Hospital, sempre come medico governativo, e nel 2015 è stato trasferito all’Ospedale Diocesano di Tosamaganga.
Dr. Donald Madziku, ci racconti un po’ di lei?
Sono l’unico dei miei fratelli ad aver deciso di intraprendere un percorso di studi così lungo. Nostro padre ha lavorato per tutta la vita come Assistant Medical Officer e questo ha sicuramente alimentato una passione che già esisteva in me. Con la mia sua famiglia vivo a Mwanza. Mia moglie fa l’insegnante presso una scuola secondaria e nostri due figli maschi vanno a scuola.
Come è arrivato a far parte dello staff del progetto “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni”?
Nonostante la mia carriera sia iniziata come medico governativo, non ho mai pensato di proseguire solo in questa direzione. Sono venuto a conoscenza dell’esistenza del Cuamm grazie ad un medico locale trasferitosi poco dopo il mio arrivo in Namibia. Avevo appena inviato una richiesta per poter lavorare con un’organizzazione non governativa, quando mi hanno coinvolto nello staff del progetto “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni”. È un intervento adatto alla mia formazione medica e mi permette di poter usare ed insegnare tutto quanto ho acquisito durante la mia esperienza universitaria e lavorativa.
In che cosa consiste il progetto “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni”?
Sono numerose le attività dentro e fuori dall’ospedaliere svolte dal personale Cuamm per dare implementazione al progetto. Oltre alla gestione del reparto di neonatologia, sono previste attività di gestione del reparto di maternità e della sala parto. Ci proponiamo di assicurare l’accesso a servizi sanitari di qualità per tutte le donne gravide e per i bambini sotto i 5 anni d’età, ai quali vengono erogate prestazioni sanitarie gratuite. Il Cuamm sostiene inoltre la gratuità dei parti cesarei. Il lavoro in sala parto garantisce a tutte le pazienti di poter essere assistite da personale qualificato durante un momento delicato come quello del parto. In questa prospettiva è fondamentale investire anzitutto nel training on the job, ovvero la formazione del personale sanitario. Considerando le limitate disponibilità economiche della maggior parte delle donne in gravidanza, non basta occuparsi della formazione del personale sanitario di Tosamaganga, ma anche e soprattutto del personale dei centri di salute supportati dal progetto. Partecipo personalmente a queste attività di formazione al fine di trasferire tutte le conoscenze acquisite a colleghi non specialisti che operano a livello di villaggio. Grazie alla mia formazione universitaria, oltre ad occuparmi di donne in gravidanza mi occupo anche della gestione di problematiche ginecologiche indipendenti dalla gravidanza.
Come sono le relazioni con le altre risorse dello staff?
Durante la mia carriera ho imparato l’importanza del lavoro in team, specialmente nel reparto di maternità. La gestione del reparto avviene in collaborazione con la capo sala. Una volta al mese viene organizzato un meeting per lo staff del reparto di maternità utile al confronto su casi più complessi da gestire. È inoltre fondamentale lavorare fianco a fianco con l’amministrazione dell’Ospedale così da poter portare alla luce eventuali problematiche e trovare insieme soluzioni che possano migliorare il servizio garantito.
Cosa trova di innovativo in questo progetto?
Il progetto “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni” aiuta le donne che hanno enormi difficoltà economiche e che senza il supporto del Cuamm non sarebbero in grado di accedere a servizi sanitari di qualità. La gratuità dei parti cesarei favorisce l’aumento del numero di ricoveri in maternità. Il Cuamm garantisce inoltre attività di formazione che altrimenti l’Ospedale non potrebbe finanziare e che risultano fondamentali per poter migliorare le capacità di ogni singolo membro dello staff. Voglio raccontarti un piccolo aneddoto. Nel 2017 abbiamo ricoverato una paziente in condizioni critiche a causa di una gravidanza ectopica. Era necessario intervenire tempestivamente in modo tale da evitare ulteriori complicanze o addirittura la morte della paziente stessa. Questa donna si trovava sola in ospedale, e dopo vari consulti le abbiamo spiegato la gravità della situazione e la necessità di intervenire chirurgicamente. La donna, evidentemente spaventata, ha rifiutato l’intervento perché necessitava del consenso del marito che in quel momento si trovata lontano. Ha così deciso di scappare dall’Ospedale. Appena ci siamo resi conto della sua scomparsa, io e il Dottor Giovanni Torelli, capo progetto di “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni”, abbiamo organizzato il recupero, andando di persona presso la sua abitazione. Una volta raggiunto il villaggio abbiamo chiesto ai vicini di casa dove si fosse nascosta la donna. Nessuno sapeva niente, e la porta di casa era chiusa a chiave. Perse ormai le speranze stavamo per tornare a casa, quando una bambina mi si è avvicinata e mi ha sussurrato all’orecchio che la donna si trovava dentro casa. Abbiamo provato a bussare numerose volte alla porta senza ricevere alcuna risposta. Abbiamo così deciso di buttare giù la porta, e una volta entrati nell’alloggio abbiamo trovato la donna evidentemente spaventata. Con molta calma le abbiamo spiegato nuovamente quanto fosse grave la sua situazione convincendola dell’importanza dell’intervento. Ha infine acconsentito a tornare con noi in ospedale. Fortunatamente l’intervento è andato bene, ma il tutto è stato possibile grazie alla tempestività dell’azione di recupero che non sarebbe stata possibile senza il supporto del Cuamm. Noi supportiamo anche quelle donne che non sono in grado di far fronte alle spese relative alle prestazioni sanitarie. Un altro esempio riguarda una paziente di 13 anni ricoverata per un tumore ovarico. La sua famiglia non aveva la possibilità di pagare l’intervento, ma la situazione era grave. Ho deciso quindi di chiedere al Dottor Giovanni se fosse possibile sostenere con i soldi di progetto l’intervento di rimozione del tumore. Vista la gravità della situazione, il Dottor Giovanni non ha esitato ad acconsentire, prendendo accordi con la Direttrice dell’Ospedale sulla modalità di divisione dei costi. Parte dell’intervento è stato coperto dal progetto di “Prima le mamme e i bambini.1.000 di questi giorni” e la restante parte dall’Ospedale stesso. Ancora una volta l’intervento del Cuamm è stato fondamentale per salvare la vita di questa ragazza.
Quali sono le maggiori difficoltà di questo progetto?
La grande affluenza di donne presso il reparto di maternità evidenzia il problema della mancanza di personale sanitario. Le infermiere e i medici sono pochi rispetto al numero di donne che vengono ricoverate presso l’Ospedale di Tosamaganga. Un altro questione riguarda il salario troppo basso delle infermiere della maternità (circa 110 euro al mese), problema che grava sulla motivazione del personale che non vede riconosciuto il proprio lavoro. Inoltre vi è poca stabilità in termini di contratto di lavoro. Numerose infermiere sono state assunte con contratti a breve termine, mancando così di garanzie per il futuro. Infine, la politica dell’Ospedale prevede una rotazione semestrale del personale che, una volta completata la formazione relativa alla gestione dei parti e delle complicanze ostetriche, si trova a dover lavorare in altri reparti. Questa politica mette in difficolta gli specialisti che si trovano a dover ricominciare ogni 6 mesi con la formazione del personale.
Cosa le piacerebbe cambiare?
Come dicevo in precedenza, sarebbe utile garantire un salario adeguato al personale della maternità. Le infermiere assunte e pagate dal Governo ricevono il salario con grande ritardo e la portata del contributo è troppo bassa considerando il lavoro svolto. L’intervento del Cuamm è fondamentale per garantire un maggior afflusso presso la sala parto e il reparto di maternità dell’Ospedale.
Cosa succede in una sua giornata tipo?
La mia giornata di lavoro inizia con il meeting delle 8 durante il quale vengono discussi i casi più complessi ed eventuali decessi che si sono verificati nel corso della notte. L’obiettivo del meeting è quello di capire se ci sono stati errori nella gestione dei casi più complicati. Alla fine del meeting, inizio il giro visite presso il reparto di maternità, visitando le pazienti in condizioni più critiche e quelle che sono state riferite da altri centri di salute. Due volte alla settimana mi occupo anche di casi ginecologici, visitando le donne che necessitano di una visita ginecologica in un ambulatorio separato dal reparto di maternità. Garantisco la mia disponibilità H 24, anche per eventuali emergenze ginecologiche e ostetriche notturne.
Cosa sogna per questo progetto?
Innanzitutto ritengo fondamentale il supporto da parte di un JPO in ginecologia in grado di guidare il personale sanitario nella gestione dei casi più complessi. Sarebbe opportuno costruire una sala chirurgica nel reparto di maternità, così da ridurre il tempo perso per il trasporto della paziente che necessità di un intervento chirurgico immediato. Inoltre ritengo che lo staff abbia bisogno di un numero maggiore di corsi di formazione, soprattutto per quanto riguarda il controllo dei parametri vitali e per la gestione dei parti più semplici. Sicuramente un aumento del salario delle infermiere permetterebbe di riconoscere il loro impegno e motivarle maggiormente, così da migliorare anche la loro prestazione lavorativa. Infine sarebbe utile permettere ai medici e allo staff specialistico di partecipare a meeting e seminari circa le complicanze ostetriche così da migliorare le capacità e le conoscenze di tutti.