«È un’ottima notizia: mettere l’accento sulla povertà, parlare di malattie trascurate non può che farci felici, ma ora serve fare un passo avanti».
Fabio Manenti, responsabile progetti di Medici con l’Africa Cuamm, intervistato da Redattore Sociale, commenta così la scelta di premiare l’irlandese William C. Campbell, il giapponese Satoshi Omura e la cinese Youyou, vincitori del Nobel per la Medicina 2015. I primi due sono stati premiati per le loro ricerche contro le infezioni causate da parassiti nematodi e la dottoressa Tu (tredicesima donna a ricevere il Nobel in Medicina) per aver scoperto nel 1972 una nuova terapia contro la malaria, l’artemisinina, oggi il l’antimalarico più usato al mondo.
Nelle motivazioni per l’assegnazione del Nobel si legge: «Queste scoperte hanno dato all’umanità la possibilità di combattere malattie debilitanti che colpiscono centinaia di milioni di persone ogni anno. Sono incommensurabili le conseguenze in termini di miglioramento della salute delle persone e della riduzione delle loro sofferenze».
«Le terapie che hanno messo a punto contro alcune forme di parassitosi e la malaria sono molto efficaci – prosegue il dr. Manenti – , praticamente azzerano gli effetti collaterali dei farmaci che si utilizzavano prima. Sono terapie in grado di ridurre la mortalità e questo è ottimo. Ma ora serve concentrarsi su quello che noi di Cuamm chiamiamo l’ultimo miglio: il tema dell’accesso ai farmaci».
I grandi problemi logistici e la precarietà dei servizi sanitari nei Paesi poveri riduce infatti la distribuzione dei farmaci. È per questo che i temi dell’accessibilità e del rafforzamento del sistema sanitario dalla base sono fondamentali per Medici con l’Africa Cuamm, al lavoro in 7 paesi africani per favorire l’educazione sanitaria della comunità, perché prenda coscienza delle malattie, perché sappia di poterle curare, e nel caso, sappia anche a chi e dove rivolgersi.
Se l’intero sistema sanitario non funziona al meglio, campagne di sensibilizzazione su malattie specifiche rischiano di aumentarne la visibilità ma di avere effetti negativi su tutto il resto del sistema. Il dr. Fabio Manenti porta l’esempio dell’Aids, per la quale la terapia anti-retrovirale ha salvato milioni di vite ma mai nessuno ha calcolato quanto la concentrazione di risorse su questa sola patologia sia andata a discapito di altre malattie, come quelle neglette.
In questo duro gioco di equilibrio non bisogna perdere di vista l’obiettivo finale, per passare dalla scoperta delle terapie alla loro accessibilità per tutti coloro che ne hanno bisogno, anche nell’ultimo miglio del sistema sanitario.