“La politica italiana parla solo dei sintomi ultimi del problema africano. Parliamo soltanto quando abbiamo i problemi: dell’immigrazione quando arrivano qui sul nostro terreno, delle malattie quando ci toccano. Siamo in un’Europa che si chiude sempre di più. Ma cosa succede in Libia? Cosa dobbiamo imparare a guardare?” Attacca così Mario Calabresi, direttore de La Stampa, la sua intervista a Romano Prodi, lo scorso 29 novembre.

Queste domande, e ancor più le risposte, assumono oggi quasi un significato premonitore. Un’analisi e un approfondimento che vogliamo riportare in questo sito per aiutarci a riflettere, senza la pretesa di capire fino in fondo, ma solo per cercare di guardare con attenzione al di là del nostro piccolo mondo.

“In Africa succede di tutto – afferma Prodi -.Non ci sono conflitti tra paesi, ma c’è una tragedia umana distribuita in tante parti. E la situazione libica prende tutto l’aspetto “fuori legge” di questi grandi movimenti. Non essendoci più uno Stato, ma un’anarchia completa, tutti quelli che speculano sulla disperazione sono radunati lì. Questo traffico che è fatto metà di gente del sub-Sahara, di disperati, e metà di perseguitati politici di Siria, Iraq… Metà arrivano per fame e metà per tragedie belliche”.

Chiede ancora Calabresi: “ma che allarmi dobbiamo avere per questi fenomeni terroristici e questo tipo di guerre africane?”

“Si può dire che c’è stato una sorta di salto di qualità – risponde Romano Prodi -. Dieci anni fa non avrei mai pensato che nascesse  un terrorismo che si fa Stato. E’ un fatto molto nuovo quello che sta accadendo tra Siria, Iraq ed è infettivo“.

Guarda l’intervista completa.

 

 

 

 

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