Termina con due mesi di anticipo lo “stato di emergenza” in Etiopia. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il governo che aveva decretato l’emergenza lo scorso febbraio, dopo gli scontri e le proteste scoppiate all’indomani delle dimissioni del primo ministro Hailemariam Desalegn.
Ora il suo successore, l’attuale primo ministro Abiy Ahmed, è di etnia Oromo, la principale del paese e pare intenzionato ad ammorbidire gli interventi del regime.
La fine dello stato d’emergenza in Etiopia, giunta con due mesi d’anticipo rispetto alla scadenza preannunciata, è un segnale importante – afferma Matteo Bottecchia, responsabile Cuamm nel paese – . Sottolinea un passo positivo verso la normalizzazione di un paese che è stato scosso, per alcuni anni, da continui moti di protesta, in particolare la nota protesta degli Oromo, dichiaratisi i grandi esclusi del sistema politico-economico nazionale.
Era stato proprio il riaccendersi di fitte proteste all’inizio di quest’anno a produrre una prima inaspettata evoluzione, ovvero le dimissioni a sorpresa dell’ex Primo Ministro Hailemariam Desalegne, a capo del governo dal 2012, immediato successore dello storico leader Meles Zenawi. In quella fase concitata era stato dichiarato il nuovo stato d’emergenza, sollevando preoccupazioni per una stretta autoritaria e repressiva che avrebbe potuto colpire l’Etiopia.
Invece abbiamo assistito a uno dei più begli esempi di transizione pacifica nel panorama del continente africano in tempi recenti. La nomina del nuovo primo ministro, Abyi Ahmed, proprio di estrazione oromo, ovvero proveniente dal gruppo al centro delle proteste, ha immediatamente quietato gli animi.
E prosegue Matteo, che oggi coordina l’intervento del Cuamm che ha come focus principale l’ospedale di Wolisso e il territorio circostante, nella South West Shoa Zone, ma che si è esteso anche al South Omo e alla regione di Gambella.
La cosa più interessante di questa transizione però è il moto fortemente riformista e pacificatore impresso dal primo ministro Abyi Ahmed. Oltre a favorire il rilascio di numerosi oppositori politici ancora costretti nelle carceri, Abyi ha dato lo storico annuncio di voler porre fine al decennale conflitto con la vicina Eritrea, accettando pienamente i termini dell’accordo di pace (decisione ancora contestata nelle stanze del partito di governo), ha promesso un’apertura del mercato con la fine dei tradizionali monopoli, in particolare nei settori di telecomunicazioni e aviazione, ha dato una spinta efficentista al lavoro del settore pubblico. In poche settimane il nuovo governo ha conquistato il pressoché unanime plauso di tutti gli osservatori nazionali ed esteri. Questo fa ben sperare per un futuro di crescita per il paese, anche se la strada da percorrere non sarà facile. L’Etiopia soffre ancora di critici problemi strutturali all’economia e, nonostante la protesta degli Oromo sembri essersi esaurita, le tensioni e gli scontri interetnici nel paese rimangono all’ordine del giorno, in particolare nelle zone lungo i confini regionali, colpite da scontri violenti e decine di migliaia di sfollati.
Preoccupa, invece, la situazione nel Nord del Mozambico, a Cabo delgado dove, da ottobre dello scorso anno, continuano gli attacchi alla popolazione locale da parte di un gruppo di attentatori che pare legato ad Al-Shabaab. Gli attacchi stanno avvenendo in zone rurali, in particolare, vicino a depositi di gas e petrolio, in una zona nota per il contrabbando di droga, rubini, avorio e legno. La città di Palma risulta essere quella più colpita. Il governo ha allertato la polizia e l’esercito in modo da presidiare con più attenzione la zona.
Medici con l’Africa Cuamm continua il suo lavoro a fianco della popolazione locale, in particolare per le mamme e i bambini, pur mantenendo la massima attenzione e prudenza, in ogni tipo di azione e intervento.