Molta è la strada percorsa, da quando Giovanni Dall’Olmo, primo medico Cuamm a mettere piede nel paese, è arrivato a Ikonda, l’1 marzo 1968. In 50 anni, 315 gli operatori inviati, 20 le strutture sanitarie principali supportate, 11 le regioni d’intervento. Ma le sfide non sono finite.

50 anni di presenza in Tanzania: la storia del Cuamm si è sempre intrecciata con quella del paese. «È il 1968 quando il Cuamm comincia la sua attività in Tanzania, presso l’ospedale di Ikonda. Due anni dopo, altri medici iniziano il loro lavoro nell’ospedale missionario di Tosamaganga. In questi anni la cooperazione è intesa soprattutto come solidarietà, iniziativa personale e risponde al bisogno di “fare del bene”». A ricordare gli inizi sulla rivista “Cuamm notizie. I 50 anni del Cuamm” è Anita Antonich, medico Cuamm in Tanzania nel 1985.

Bisogna attendere il 1977 perché la situazione cominci a cambiare e si arrivi ai primi accordi con il Governo. Ancora una volta il Cuamm è protagonista. Nel 1977, infatti, il governo della Tanzania e il Cuamm firmano un accordo grazie al quale gli operatori italiani venivano inviati verso le zone più difficili e le strutture governative. Una collaborazione costante che ha avuto uno tra i suoi momenti più intensi nel giugno 1982, quando il presidente Julius Nyerere, vero e proprio “padre della patria” e figura di assoluto rilievo nell’Africa della decolonizzazione, ha ricevuto la direzione e gli operatori del Cuamm impegnati in quel momento in Tanzania.

«La Tanzania è un paese pacifico, un paese in cui è nata una delle forme più innovative della Primary Health Care, ma ha ancora sfide enormi davanti, come i grandi temi della nutrizione e della qualità delle cure offerte. Ci sono servizi capillari, ma hanno una qualità molto bassa. E stanno emergendo malattie croniche e malattie quali il cancro alla cervice che miete molte vittime – afferma Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione di Medici con l’Africa Cuamm –. Abbiamo lavorato a tutto tondo nel paese, dagli ospedali, ai distretti rurali, dalle università alle scuole di formazione… Da alcuni anni siamo impegnati nelle zone più povere del Nord, come Shinyanga e Ruvuma, dove i bisogni legati alla malnutrizione e alla diffusione dell’Aids sono enormi. Una grande sfida per il futuro potrebbe essere quella della formazione: preparare i quadri di un paese che ha ancora tante potenzialità da far emergere».

Il 1985 è un anno particolarmente significativo: il Cuamm presenta i casi di 25 pazienti, ricoverati presso l’ospedale di Bukoba, con i sintomi dell’Aids. Sono i primi casi di Aids riscontrati in Tanzania, e probabilmente anche i primi riscontrati in Africa.

«La Tanzania è un paese che ha voglia di crescere e desidera un suo riscatto – conclude Matteo Capuzzo, attuale responsabile Cuamm nel paese –. Gli ostacoli e le sfide sono molteplici, ma non ci scoraggiamo. Oggi sono 24 gli espatriati che operano al fianco di oltre 100 colleghi tanzaniani in 7 regioni del paese. I nostri interventi riguardano soprattutto la salute materno-infantile, la nutrizione e il contrasto all’Hiv. E i risultati arrivano. Nella regione di Iringa, ad esempio, negli ultimi 15 anni i parti assistiti sono arrivati al 97% e la malnutrizione cronica è diminuita dal 50 al 33%. Le istituzioni riconoscono al Cuamm il buon lavoro svolto e l’anno scorso il Primo ministro tanzaniano ci ha nominati come miglior partner in Nutrizione».

 

L’intervento oggi 

In Tanzania oggi accedere ai servizi di assistenza sanitaria è più semplice, ma non sempre si riesce a garantire un’adeguata qualità dell’assistenza. Esiste in particolare un divario tra le differenti zone del Paese ed è per questo che l’intervento del Cuamm si concentra soprattutto nelle regioni più svantaggiate, come quelle del nord, con attività a favore di mamme e bambini, di contrasto all’Hiv e alla malnutrizione.

Tanzania016©NicolaBertinews

Foto di Nicola Berti

 

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