Da quasi un mese ormai, la regione di Greater Mundri, nel Western Equatoria State, è coinvolta in una continua escalation di scontri tra esercito regolare e milizie locali; il risultato è una situazione di costante instabilità e insicurezza, che ha portato gran parte della popolazione a spostarsi, in cerca di rifugio in aree ancora non toccate dalle pesanti razzie ad opera di entrambe le parti in conflitto. Lui, dove sorge l’ospedale che Medici con l’Africa Cuamm supporta dal 2009, è rimasta praticamente deserta, mentre altre zone hanno visto aumentare drammaticamente il numero di abitanti.

Gli sfollati

Gli sfollati possono contare solo su quanto messo a disposizione dalle famiglie che li hanno accolti, le quali vengono quindi a trovarsi a loro volta in difficoltà, non avendo grosse risorse. I servizi essenziali, dalle unità sanitarie, ai pozzi, alle scuole, là dove non sono stati distrutti o danneggiati, faticano a rispondere alle necessità di comunità che aumentano a vista d’occhio sotto la spinta di chi arriva dalle zone limitrofe.

Una certa normalità

Nelle scorse settimane, segnali di distensione si sono alternati a riprese nelle ostilità, rendendo difficile pianificare una qualsiasi risposta ai bisogni di chi è rimasto più pesantemente colpito da questi fatti. Giorno dopo giorno si è attesa una svolta che permetta di ricominciare e di ricostruire. Negli ultimi giorni, però, è parso che il dialogo tra le autorità e le milizie locali abbia preso la giusta direzione, nell’ottica di definire come ristabilire una certa normalità e far sì che la popolazione possa rientrare ai propri villaggi o almeno ricevere ciò di cui ha bisogno dove si trova.

La decisione di rientrare

La parte del team di Medici con l’Africa Cuamm evacuata a Juba a fine settembre sta rientrando in queste ore a Lui. Il ritorno è stato posticipato più volte per il permanere di una certa instabilità, che ha fatto desistere anche le agenzie umanitarie dallo svolgere missioni nella zona.

«L’ospedale non ha mai chiuso, ma ora che le autorità locali ci hanno garantito la più ampia sicurezza, sarà importante ridare slancio alle attività, sia per garantire alla popolazione, sfollata e non, l’accesso a tutti i servizi di primo e secondo livello, sia per dare alla comunità un segnale concreto di speranza e di ripresa, che possa anche spingere chi è fuggito a ritornare» – dichiara don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm.

Contatti costanti sono stati mantenuti con le autorità sanitarie di Contea, per avere un aggiornamento continuo rispetto alla situazione degli sfollati e dei loro bisogni e per definire insieme come dar loro risposta, una volta tornati sul campo.

Gli studenti della scuola ostetriche

Finché la situazione non si sarà completamente normalizzata, resteranno invece a Juba i 20 studenti della scuola ostetriche di Lui. Il Ministero della Sanità, consapevole dell’importanza di non interrompere la formazione, ha individuato una struttura dove questi ragazzi e ragazze potranno continuare a studiare sotto la guida dei loro tutors, in attesa di poter fare ritorno a Lui. Si tratta di un importante segnale, anche da parte delle autorità, sul come si voglia evitare che l’instabilità del Paese precluda qualsiasi possibilità di sviluppo.

 

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Per approfondire

491 parti assistiti nell’ospedale di Lui, grazie all’intervento del Cuamm, +13% rispetto al 2013. E, ancora: 1.893 visite prenatali (+18,2%), 8.987 visite postnatali, 2.881 ricoveri pediatrici, 4.164 vaccinazioni (+25%): leggi i principali risultati del nostro lavoro a Lui e in Sud Sudan nel 2014

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