Mi trovo ad Addis Abeba, in Etiopia da un mese e venti giorni. Sono qui con un difficile compito: sostituire Massimo Maroli, Rappresentante Paese di Medici con l’Africa Cuamm in Etiopia da 15 anni, persona di grandi esperienza e umanità, che ha costruito e fatto crescere il nostro lavoro in questo paese, con intelligenza e passione.
L’inizio è complesso ma “ricco”, come ricco sa essere un paese di cultura e tradizioni vive, che affondano le radici in una storia millenaria che rendono l’Etiopia unica nel panorama africano, crocevia di culture e religioni, contesto caratterizzato da una crescita economica notevole, sede delle più importanti Istituzioni Africane Intergovernative e Agenzie Internazionali per lo Sviluppo.
L’Etiopia cammina e si trasforma, lo si può sperimentare guidando per le vie di Addis Abeba, con le decine di cantieri aperti, primo fra tutti quello per la realizzazione del tram cittadino – opera finanziata e realizzata da compagnie cinesi – oppure osservando la rapida trasformazione urbanistica della città, dove negli ultimi anni sono sorti imponenti centri commerciali, segno tangibile di un nuovo benessere.
L’ Etiopia si rinnova e pratica il gender mainstreaming : il ruolo della donna nelle dinamiche sociali ed economiche è oggetto di Linee Guida e Policies nazionali, l’empowerment femminile e la tutela dei diritti delle donne vengono discussi a livello istituzionale e politico, come mi è capitato di osservare durante un incontro organizzato dalla First Lady Etiope tra i rappresentanti di ONG impegnati nella promozione della donna (a livello sanitario, sociale ed economico) e una delegazione di rappresentanti del Governo Turco, guidato da Emine Erdoğan.
Proprio qui ad Addis Abeba, la 24° Assemblea dei capi di stato dell’Unione Africana si è aperta il 30 Gennaio proclamando il 2015 “Anno per lo sviluppo e l’empowerment delle donne” e lanciando l’Agenda 2063, una ambiziosa roadmap declinata in programma decennali e plan of action quinquennali, che vuole condurre il continente africano verso uno sviluppo economico durevole e sostenibile.
Ma per le strade della capitale si incontrano molti ragazzini, donne e anziani che chiedono l’elemosina o un pezzo di pane, e il prezzo di nuovi e scintillanti palazzi nelle aree centrali è lo spostamento di centinaia di famiglie in quartieri dormitorio nella periferia della città.
La sfida quotidiana
A Wolisso, presso il St. Luke Hospital, la sfida dei medici Cuamm è dare continuità ai servizi che da ormai 15 anni l’ospedale garantisce a una immensa fetta di popolazione, mantenendo elevate qualità e accessibilità per i più poveri, ma facendo i conti con la necessità di sempre maggiori risorse per garantire che i salari dello staff siano adeguati al costo della vita, e per far fronte ai costi in aumento per farmaci ed equipaggiamento.
A 900 kilometri da Addis Abeba, nei distretti remoti e “negletti” di Dassenech e Hamer – dove il Cuamm ha recentemente avviato il primo programma di intervento nell’area – solo il 9 % delle donne partorisce in una struttura sanitaria. Significa che 91 donne su 100 non possono pienamente esercitare il diritto a ricevere assistenza sanitaria adeguata, una componente drammaticamente fondamentale per innescare quel processo di empowerment femminile auspicato dalle istituzioni.
A poco più di un mese dal mio arrivo, la sfida mi appare chiara: fare la nostra parte, accompagnando il percorso di sviluppo di un paese in costante crescita e movimento, consapevoli delle contraddizioni e della complessità, ma non per questo meno determinati a lavorare CON le istituzioni governative, la Chiesa cattolica, lo staff e le associazioni partner etiopi, per affermare concretamente e quotidianamente il diritto alla salute.
Serena Menozzi
Sfoglia la rivista èAfrica n. 1/2015