Con un lungo intervento, durato 9 anni, in Karamoja, il Cuamm ha colto l’importanza di uscire da una visione distrettuale, in qualche modo isolata e parcellare, per passare a una di più ampio raggio, ossia estesa a un’intera regione di quasi un milione e mezzo di abitanti.

Una sfida di grande portata, una spinta ostinata per il miglioramento della qualità dei servizi di salute, che ha portato a grandi risultati e consensi. Una strategia fondata sul creare un sistema salute. Sette distretti in rete, con un unico donatore, mettendo in luce successi e carenze in modo che lo “strengthening” avvenga quasi in modo automatico.

Una volta creati i canali di comunicazione e di visibilità tra i distretti, mettendoli a confronto, è possibile evidenziare la buone e le cattive pratiche. Se qualcuno riesce, significa che anche altri possono farlo. Ma per far questo è indispensabile dare voce, anzi diventare noi stessi voce di coloro che non ce l’hanno, prima di tutto mamme e bambini. Fare proprie le loro istanze di diritto alla salute per portarle fino ai tavoli in cui si compiono le scelte strategiche e si identificano le priorità. Un prendere la parola in nome degli ultimi, su aspetti delicati quali governance e rispetto del bene comune, incluso ovviamente trasparenza e onestà nella gestione e nell’uso delle risorse finanziarie. Ho fatto questo anche andando a cogliere testimonianze audiovisive in luoghi in cui la gente soffre davvero e di cui la maggior parte di coloro che prendono le decisioni poco sanno. Il passo successivo è stato quello di mostrare queste clip in workshop per addetti e hanno sortito un effetto non da poco: sono tuonati come cannonate, per una richiesta tangibile di aiuto vero e non formale.

Giovanni Dall’Oglio

 

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