All’indomani della tregua firmata ad Addis Abeba (Etiopia), tra i rappresentanti del governo del Sud Sudan e i ribelli guidati da Riek Machar, a poche decine di km da Yirol si continua a combattere e rimane molto scetticismo sulla reale fine degli scontri.
“È giunta anche qui a Yirol la notizia della firma della tregua tra il governo e i ribelli di Machar – il dott. Enzo Pisani medico Cuamm rimasto sul campo dall’inizio degli scontri, commenta così la notizia della fine delle ostilità -. Rimane, però, molto scetticismo tra la popolazione. Nessuno è in grado di dire se Machar riuscirà davvero a controllare tutti i ribelli. Questa mattina a 60-70 km da Yirol si combatteva ancora e sono arrivati altri 2 feriti nel nostro ospedale. Dall’inizio di gennaio, ne abbiamo già contati 34. Arrivano da diverse parti, soprattutto dalla zona di Jonglei”.
L’ospedale di Yirol, nello Stato del Laghi, è l’unico di riferimento per l’intera regione e il più vicino alla linea del fronte. Oltre a garantire assistenza di primo e secondo livello, cerca di far fronte all’emergenza della guerra, all’arrivo di feriti dovuti agli scontri e all’emergenza degli sfollati. Continua Pisani: “Prosegue inoltre il flusso di camion carichi di masserizie e persone che passano per Yirol e si dirigono nella zona Nord-Est del paese, roccaforte del presidente Salva Kiir, di etnia dinka, in cerca di maggiore sicurezza”.
Intanto a Juba, la capitale, le cose vanno meglio. “Ora riusciamo a muoverci un po’ durante il giorno, prima delle 18, e iniziano a riprendere alcune attività commerciali – riporta Chiara Scanagatta, responsabile dei progetti di Medici con l’Africa Cuamm Cuamm in Sud Sudan -. La situazione rimane, comunque, ancora molto instabile”.
Le necessità sul campo sono considerevoli. I team del Cuamm operativi all’ospedale di Lui (Western Equatoria) e di Yirol (Lake States) sono al lavoro in condizioni di estrema precarietà di dotazioni. Servono farmaci essenziali per gli ospedali, medicinali per il trattamento della malaria, della polmonite, della diarrea, ma anche alimenti terapeutici come vitamine, antibiotici e antidolorifici. Sono aiuti che comprendono kit chirurgici, gasolio per i generatori e prodotti per potabilizzare e igienizzare l’acqua, che è fondamentale in questa situazione. Sono aiuti essenziali perché salvano la vita di migliaia di bambini e donne che, di fatto, in queste condizioni, in Sud Sudan, hanno un disperato bisogno di aiuto.
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