Negli anni ’60 quasi tutti i paesi africani conquistano l’indipendenza. Papa Giovanni XXIII emana l’enciclica Pacem in terris e convoca il Concilio Vaticano II avviando un processo di profondo rinnovamento nella Chiesa; Kennedy e Krusciov intraprendono la via della “distensione”; Papa Paolo VI con l’enciclica Populorum progressio afferma la centralità e la mondialità della questione sociale; nel ‘68 la contestazione studentesca segna una profonda rottura nella cultura e nel costume del mondo occidentale.

Gli effetti di questa stagione si fanno sentire anche nel più isolato ospedale missionario: i medici del Cuamm di Kenya e Uganda, riuniti nel convegno di Nyeri (Kenya, 1968), propongono importanti modifiche all’assetto delle strutture in cui prestano servizio: propongono l’ingresso di esponenti delle comunità locali nelle amministrazioni degli ospedali missionari e spingono per l’integrazione di questi con le strutture pubbliche ed i piani sanitari dei governi africani, questo nell’ottica di poter garantire l’accesso ai servizi sanitari anche alle fasce più povere della popolazione, integrando l’attività ospedaliera non l’assistenza di base e la prevenzione.

Dal periodo dei pionieri il Cuamm passa così ad una nuova visione dell’intervento sanitario nei paesi in via di sviluppo.

Kenya, 1968: foto di gruppo del convegno di Nyeri

 

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