«Avevamo un sogno molto immaturo di Africa, un ideale che si era un po’ perso nei percorsi di ciascuno e che poi abbiamo ritrovato, come coppia». Ce lo raccontava, un anno fa, alla vigilia della partenza, Federico Olivo giovane infermiere di 29 anni di Monza Brianza. Con lui, la sua compagna, Federica Citterio, anche lei infermiera, anche lei 29 anni. Sorriso dolce, sguardo pulito e deciso, di chi sa quello che vuole nella vita e sta dando forma e concretezza a un desiderio.
«Di tempo desideravamo fare questa esperienza come coppia e, grazie al Cuamm, unica Ong che si è mostrata disponibile a farci partire insieme, possiamo lavorare uno accanto all’altro. È triste dover scegliere tra il lavoro e la famiglia. In questo modo, invece, il lavoro diventa la scelta di vita».
Sentono nominare, per la prima volta, Medici con l’Africa Cuamm a un concerto di Niccolò Fabi. Poi Federica parte per il Libano, con un’altra Ong, e riceve in regalo il libro “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa” di Mario Calabresi. Ogni settimana, invia al fidanzato un messaggio audio con la lettura di un capitolo del libro dove si narra la storia di una coppia di medici partita negli anni Settanta con il Cuamm. Un Cuamm che hanno conosciuto meglio leggendo, sempre per caso o per volontà del destino “Il bene ostinato” di Paolo Rumiz.
E così, dopo la formazione e i colloqui pre-partenza, partono per Rumbek, in Sud Sudan. In mezzo al nulla, in un contesto molto rurale e difficile, decisamente essenziale, dove sei immerso nel lavoro e tutto intorno “non c’è nulla”.
«In Africa tutto acquista un peso specifico maggiore – spiega Federica -. Anche le piccole azioni quotidiane, come fare la doccia o procurarsi il cibo e l’acqua di ogni giorno, richiedono energia e sforzi continui, poi la situazione di emergenza della zona rende tutto più complicato, ma ci siamo fatti forza, insieme».
A Rumbek per sei mesi si occupano di un progetto di Sanità pubblica, sia del coordinamento che dell’implementazione, ovvero vaccinazioni, visite prenatali, screening nutrizionale, gestione delle emergenze ostetriche, distribuzione di farmaci, formazione… nei centri sanitari di 8 contee di tre Stati.
Dopo un’esperienza così intensa, vengono “catapultati” in Sierra Leone, a Freetown, dove Federica è capo progetto di un intervento per la salute di mamme e bambini, con una speciale attenzione alle emergenze ostetriche, in tre ospedali – il Princess Christian Maternity Hospital (PCMH) di Freetown, quello di Bo e quello di Makeni-. Federico, invece, si occupa di raccolta dati e monitoraggio delle attività al PCMH e di un progetto specifico sul diabete in gravidanza.
«Per entrambi è un’esperienza nuova e sfidante che ci sta dando tanto, sia professionalmente che umanamente – racconta sempre Federica –. Stiamo crescendo ed era quello che volevamo. Farlo come coppia è per noi è un punto fondamentale. Vivere in Africa ti fa maturare più velocemente. Affrontare insieme le sfide quotidiane di questo contesto è un valore aggiunto. Ci sentiamo cambiati, anche rispetto a 6 mesi fa, siamo più “grandi”, più forti e questo sta alla base di tutto».
Oggi è la festa degli innamorati, in Sierra Leone, festeggerete? «Non oggi, perché siamo impegnati a preparare il meeting annuale del PCMH, ma forse domenica andremo al mare!»