Benedetta Armocida, giovane medico Cuamm ci racconta la sua esperienza dal campo.
Da qualche mese sta affiancando il team di Medici con l’Africa Cuamm come field medical researcher, nel progetto “The Next Generation Program: integrated Promotion of Nutrition, Growth and Development in Tanzania”, che ha l’obiettivo di ridurre la malnutrizione del 17% nelle regioni di Simiyu e Ruvuma e trattare oltre 16.160 bambini che soffrono di malnutrizione acuta. Entro il 2019, anno di conclusione delle attività, l’obiettivo è di prevenire 77.300 casi di malnutrizione cronica e 1870 decessi.
«Sono passati più di tre mesi dal mio arrivo a Bariadi in Tanzania. Mesi intensi, soprattutto emotivamente. Mesi di crescita personale e lavorativa.
Ho partecipato alle supervisioni nei centri sanitari, ai training del personale locale e dei Community Health Workers e al monitoraggio delle attività previste dal progetto.
Il Cuamm è una delle poche organizzazioni non governative che operano nella regione di Simiyu, lavorando a fianco delle autorità sanitarie distrettuali e regionali. Il progetto, avviato nel 2016, è un programma di sviluppo e implementazione che ha lo scopo di garantire, sia nei villaggi sia nelle strutture sanitarie, la prevenzione, l’identificazione e il trattamento della malnutrizione severa e acuta e la promozione della salute materna, neonatale e infantile per la prevenzione dell’HIV/Aids e della sua trasmissione da mamma a bambino. Si basa su un approccio integrato di gestione della malnutrizione, usando il modello standard Community-based Management of Acute Malnutrition Model (CMAM) e seguendo le linee guida governative.
In questi mesi sono state visitate, supervisionate e rifornite di cibo terapeutico 44 strutture sanitarie, sono stati condotti screening antropometrici e giornate di educazione a una corretta alimentazione, all’igiene e all’allattamento nelle comunità e training per i Community Health Workers e il personale sanitario.
C’è ancora tanto da fare. Bisogna implementare il progetto che, per la sua sostenibilità, può lasciare un terreno fertile, dove continuare a costruire un sistema sanitario ben strutturato, competente e accessibile a tutti.
Vedere bambini severamente malnutriti ti cambia, ti tocca, ti fa soffrire.
La mente inizia a far mille pensieri e tutti convergono su di un’unica parola: inaccettabile.
Spesso ci si sente inermi, ma partecipare ed assistere alla vittoria sulla malnutrizione anche di un solo bambino, restituisce la forza e la fiducia necessarie per credere in un futuro migliore e fa intravedere uno spiraglio di luce in quell’inaccettabile che tanto turba.
Personalmente continuo a ripetermi: se puoi sognarlo, puoi cambiarlo”.
Testi di Benedetta Armocida
Foto di Alessandro Froio