La situazione del Sud Sudan tra accordi di pace disattesi e instabilità diffusa rimane molto difficile. Al conflitto principale, si sono sommati altri fronti di combattimento per il controllo delle risorse. Razzie e distruzioni hanno coinvolto persino molte strutture sanitarie.
Sin dall’inizio di questa crisi il Cuamm ha deciso di rimanere sul campo, muovendosi per portare aiuti concreti alle popolazioni vittime di tutto questo.
Nell’ex Stato dei Laghi vivono attualmente 1.200.000 persone tra residenti e sfollati. In quest’area enorme, il Cuamm ha messo in campo un intervento d’emergenza che ha avuto tra le sue componenti l’approvvigionamento di farmaci e attrezzature, il training dello staff locale e la riabilitazione di presidi sanitari danneggiati. L’intervento ha coinvolto 90 strutture sanitarie collegate agli ospedali di Yirol e Cueibet.
In tre di queste però, Malou Pech, Amongipiny e Anuol, collocate nelle zone più remote, si è deciso di fare qualcosa di più: non solo restituire alla gente quanto era stato distrutto ma costruire anche tre nuove maternità attrezzate per aiutare a partorire le donne che vivono nelle aree più lontane dagli ospedali.
L’intervento è stato reso possibile grazie ad AICS, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, e al contributo della Fondazione Rizzato Cerino-Canova cui si è aggiunta la donazione che la famiglia Mardegan ha voluto destinare in ricordo di Cecilia, Lauretta, Umberto e Maria.
Scrive Federica Citterio, parte del team di progetto: «La bellezza di un progetto sta nel cambiamento o nella speranza di questo, sta nel fatto di portare una cosa bella in una situazione difficile, di portare un seme e fornire tutte le condizioni affinché possa crescere, accompagnato dalle mani di chi resta».